9 Novembre 2024

Dice il ministro Crosetto oggi: “evitiamo lo scontro di civiltà”.
Nel suo ruolo non può dire altro, e nessuno di noi vorrebbe un allargamento dei conflitti in corso, eppure lo “scontro di civiltà” è già in atto, ed è una guerra che si può solo vincere o perdere, in cui avere né vincitori né vinti è comunque una sconfitta per l’umanità.
E’ inutile nascondersi dietro alle parole: il modello civile occidentale, laico, fondato sulle radici cristiane ma ben lontano, ormai, da ogni forma di integralismo religioso, ha superato la disgraziata parentesi comunista, non senza dolorose conseguenze, ha superato i traumi bellici del 14..18 e del 40..45, è evoluto economicamente e tecnologicamente, ma si è corrotto ed indebolito umanamente, lasciando spazio alle altre culture arretrate, incapaci di evolvere da sole, ancorate al loro passato, radicalizzate, oggi, come non lo erano ormai più nei decenni ormai trascorsi, ponendo le basi di un conflitto storico di proporzioni immense, che tutti vorrebbero impedire, ma nessuno sa come farlo.

Dopo il crollo dell’URSS, e le speranze mal riposte di una Russia Europea, la Russia è ritornata rapidamente sui suoi passi, ricostruendo lo zarismo in chiave più attuale, ma poco diversa nella sostanza dai regimi russi appoggiati sulle classi nobiliari dell’epoca.
Il mondo musulmano, strutturalmente incapace di evolvere e di staccarsi dalla sua matrice unificante di stampo religioso, non riuscendo a stare al passo con l’Occidente, è regredito, si è radicalizzato nell’integralismo musulmano, retaggio di epoche da dimenticare, sanguinario e violento non meno di quello cristiano delle medesime epoche, tuttavia, oggi, largamente superato.

Il panorama politico del mondo è, a dir poco, desolante: la componente più civile, quella occidentale, tecnicamente e socialmente più avanzata, con parvenze di governi democratici, contrapposti alle dittature, ben più diffuse nel mondo, è in crisi di valori, corrotta dal diffuso benessere ed incapace di continuare ad assicurarlo ed estenderlo, persino in crisi culturale, con un decadimento della formazione scolastica, almeno in Italia, non so altrove, e di quella professionale, con una diffusione di strumenti di informazione che, lungi dal far progredire la consapevolezza della gente, ne favoriscono l’indottrinamento acritico, fondato sull’incultura generalizzata.

Il mondo musulmano, da solo, riguarda il 25% della popolazione planetaria, circa 2 miliardi di esseri umani su 8 complessivi. Il resto della popolazione mondiale è rappresentato dalla Cina e dall’India, paesi tecnologicamente avanzati, ormai, che hanno saputo salire almeno su questo carro dello sviluppo, ma paesi ancora socialmente arretrati, l’India anche per motivi religiosi, e la Cina per ragioni più complesse, che forse affondano le radici nella sua storia ed anche nelle caratteristiche etniche di quei popoli.

Il Sud e Centro America risentono, forse, della commistione e contaminazione tra la cultura occidentale e quella dei nativi americani, di antichissima origine asiatica, e l’americanizzazione di quei territori da arte degli USA, di cultura anglosassone, non ha prodotto il salto di qualità che sarebbe stato auspicabile. Sulla scena politica mondiale l’America a sud degli USA non conta nulla, ma sulla scena sociale ha un suo peso, se non altro per la pressione migratoria esercitata dalle sue popolazioni. Queste popolazioni, in ogni caso, come anche una parte consistente della popolazione africana di pelle nera, quella non islamizzata, almeno, pesano sulla scena demografica, ma poco su quella politica. Hanno in comune con i popoli arabi e musulmani in genere la scarsa capacità di sviluppo economico autonomo, diventando così colonie di fatto, se non di diritto, delle economie più forti, Cina in testa, oggi.

Quello descritto è lo scenario che descrive un sistema sociale mondiale che non sta in piedi.
Non solo: il suo complessivo sviluppo non è in chiave di progresso, ma di regressione.
Ci sono diverse concause in questo, ma la causa determinante, trainante, oggi, è lo scontro tra il Mondo Occidentale, di cui non fanno parte solo paesi occidentali, ma anche paesi orientali che hanno saputo introiettare quel che di buono esisteva nel modello occidentale (Giappone, Corea del sud, ecc), ed un Oriente, dominato dalla leadership cinese, che ha come sottostante tutto il mondo islamico, pur essendo la Cina tutto fuor che musulmana, e la ormai pur ridotta galassia Russa, che ospita europei che dovrebbero essere occidentali (i russi) ed orientali che non dovrebbero essere russi (alcuni paesi della “Federazione” russa).

Uno scontro armato tra questi due mondi è roba da film di fantascienza costellati da esplosioni nucleari e scenari da “the day after”, ma lo scontro è già in atto, e la guerra va combattuta, pur senza arrivare alle sue estreme conseguenze, e va anche vinta, nell’interesse di tutti, anche degli auspicabili perdenti.
COME ? Nessuno lo sa, e nessuno ne parla. Il Papa parla di guerra mondiale frammentata: si, è una descrizione che ha senso, mentre non ne ha cercare di sfuggirle, perché è una realtà che ci sovrasta, e quindi la sola cosa che ha senso è COMBATTERLA, ma con intelligenza e cautela, e VINCERLA.
Ma servono STATISTI di grande statura intellettuale, umana e politica. E non ci sono ….
E viviamo alla giornata, come gli Ebrei, aspettando il Messia ….

Ing. Franco Puglia
4 novembre 2023







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