19 Marzo 2024

PENSIONI A RIPARTIZIONE O AD ACCUMULO

Sempre irrisolta la discussione sul metodo di assegnazione del trattamento pensionistico, se a ripartizione, come ora con INPS, o ad accumulo, come nei fondi pensione privati.
Prima di tutto, per capirsi, vediamo quanto ACCUMULA un cittadino con i suoi contributi previdenziali, siano essi versati ad INPS o ad un ente privato.

Reddito lordo medio ipotetico: 3000 €/mese = 39’000 €/annui su 13 mensilità.
Anni di contribuzione : 42
Percentuale di contribuzione sul reddito lordo : 33%
Importo annuo di contribuzione : 13’000 €
Versamenti complessivi in 42 anni, rapportati ad inflazione zero : 546’000 €
Pensione lorda pagabile per max. 23,3 anni : 23’400 €/annui, pari a 1’800 €/mese per 13 mensilità (60%). Anche immaginando di percepire la pensione dal 67 anno di età, allo scadere del 90° anno la pensione dovrebbe azzerarsi. Che poi ci siano le compensazioni con quelli che muoiono prima è un’altra storia.

E con un pensionamento prima dei 67 anni ?
Supponiamo pensionamento a 62 anni, sempre con 42 anni di contribuzione.
La pensione si azzera dopo 23,3 anni a 85,3 anni, oppure la pensione scende a 21’840 € annui, pari a 1680 €/mese, lordi, (56%) rispetto ai 3’000 originali, e si azzera ad 87 anni.
E per quelli che, come me, sono andati in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi ?
Nelle medesime condizioni i versamenti complessivi sarebbero stati di 450’450 €.
Dopo 20 anni di trattamento pensionistico a 22’522 €/annui (1’732 €/mese) la pensione si estinguerebbe al compimento dell’81° anno.
E se dovesse coprire sino al 90° anno di vita ? Reddito annuo di 15’532 €/annui (1’195 €/mese, lordi, pari al 40% del reddito originario).

Tutto questo dimenticando che il reddito, all’inizio della stagione lavorativa può essere molto inferiore a quello percepito verso la sua fine, che determina il tenore di vita abituale e quindi l’aspettativa di trattamento pensionistico. In conclusione : non possiamo immaginare di poter campare molto a lungo andando in pensione molto presto, e magari con una quota di contribuzione inferiore al 33% del reddito.
Le scelte sono :
– vivere di meno
– andare in pensione molto tardi
– accettare una pensione molto inferiore al reddito medio percepito nella vita lavorativa

Oppure :

Calcolare in base alla contribuzione versata negli anni prima del pensionamento le QUOTE del monte contributi annuo versato da chi lavora, e percepire una pensione calcolata in base a quelle quote, ricalcolate ogni anno anche in base al numero dei lavoratori in pensione, distribuendo il monte dei versamenti, poco o tanto che sia, con una pensione variabile con il numero dei cittadini al lavoro e con la ricchezza prodotta nel paese.

Questo è il solo sistema SEMPRE in equilibrio strutturale, che impone di scommettere sul futuro e sui figli al lavoro per poter sperare in una buona pensione

Ing. Franco Puglia – 30 Aprile 2018

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