7 Dicembre 2024

EUROPA

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MANIFESTO PER LA RIFONDAZIONE DELL’UNITA’ EUROPEA

IL DATO DI FATTO DELL’UNITA’ EUROPEA
I popoli europei del 21° secolo sono il prodotto di oltre 2000 anni di Storia, una storia di conflitti, di migrazioni, di evoluzione culturale che nasce nella Grecia antica per poi estendersi su tutto il continente attraverso l’Impero Romano, senza estinguersi dopo la sua caduta, ma trasformandosi ed evolvendo con la progressiva partecipazione dei popoli nordici ad un processo nato nel cuore del mediterraneo.
L’Europa esiste come entità storica, etnica e culturale a sé stante, a prescindere dai modi della sua evoluzione, dalle lingue parlate, dalle diverse abitudini consolidate di popoli che hanno in comune più cose di quante invece li distinguano tra loro.
A questa unità europea di fatto non sono estranei l’aspetto religioso che ha caratterizzato l’Europa con la nascita e lo sviluppo del cristianesimo, che le ha impresso una caratteristica culturale propria, ben distinta da quella asiatica o africana, come non sono estranee le influenze determinanti della cultura greco-romana ed anche di quella araba, per un certo periodo, che hanno posto le basi di una scrittura comune e di una matematica comune. L’UNITA’ EUROPEA è un dato di fatto, è va ben oltre quella politica.
Uscire dall’Unione Europea intesa come entità politica, come hanno fatto gli inglesi, non li rende solo per questo estranei all’Europa: restano europei a tutti gli effetti.
Un sguardo sereno al resto del mondo è sufficiente a farci rendere conto della differenza che ci distingue dai popoli degli altri continenti, senza voler con questo dare giudizi di merito, ma volendo semplicemente esprimere una IDENTITA’ NAZIONALE EUROPEA di fatto, fondata su ragioni storiche, etniche e culturali, una identità che se ne infischia dell’Unità Politica, perché la precede, ed è indipendente da questa.
Queste semplici considerazioni emergono da uno sguardo sereno verso la nostra realtà.
L’aspetto politico dell’unità europea, espresso oggi dalla spesso contestata FORMA che gli stati europei emersi dal ‘900 si sono dati, è quasi secondario rispetto al SENTIMENTO di appartenenza che deve coinvolgere tutti i popoli europei quando, confrontandosi con quelli degli altri continenti, possono affermare senza tema di smentita : NOI SIAMO EUROPEI, qualsiasi cosa questo possa o voglia significare.
NOI SIAMO EUROPEI, di lingua tedesca, spagnola, italiana, o di una qualsiasi delle tante lingue parlate nel continente, figli di un territorio che confina col mare, o che confina con altri territori continentali, abitanti di terre ricche di una loro specificità storica e culturale, che non coincide con i confini degli stati emersi dal ‘900, frutto di lotte di conquista, di compromessi territoriali, di nazionalismi a loro volta figli di un percorso storico di ricerca di una forma di governo comune.
L’aspirazione all’unificazione politica dell’Europa è già quella dell’Impero Romano, che prosegue con Carlo Magno, e poi con i regnanti di Francia e d’Austria, mai forti abbastanza per imporre un regno unico d’Europa, un impero continentale. Ultimo folle tentativo quello tedesco di Hitler.
Tutto questo deve farci capire che l’Unità Europea è stata nei secoli un BISOGNO, una percezione di inevitabilità, comunque originata e trasmessa.
Questo bisogno si espresse, in quelle epoche, attraverso la volontà di dominio imposta con le armi, quando la Democrazia era solo un ricordo letterario degli studi classici sulla Grecia antica.
Oggi è diverso : i regni non si chiamano neppure più con questo nome, o quasi, neppure dove formalmente si conservano le dinastie regnanti (Inghilterra, Olanda, Belgio ..).
Tutti gli stati europei sono “democrazie imperfette”. Oggi il sogno europeista è a portata di mano.
Oggi un’Europa dei popoli europei, capace di superare gradualmente la rigida struttura dei vecchi stati nazionali è possibile, è a portata di mano.

L’OPPORTUNITA’ DELL’UNIONE POLITICA EUROPEA
Ci chiediamo se un’unità politica europea sia desiderabile, oppure no. Le risposte possono essere molte, motivatamente a favore o a sfavore. Ma bisogna capire DI CHE COSA stiamo parlando.
Anche all’interno degli attuali stati nazionali esistono spinte politiche autonomiste di alcuni territori che, per le loro caratteristiche geografiche, economiche, linguistiche o anche storiche, ritengono di avere diritto ad un’amministrazione completamente autonoma.
Basti pensare alla Scozia, ma anche al Galles, nel Regno Unito, alla Catalogna ed ai paesi Baschi in Spagna, all’Alto Adige in Italia, alla distinzione tra Fiamminghi e Valloni in Belgio, e forse anche in Germania esistono ambizioni autonomistiche dal potere centrale.
Queste spinte autonomistiche appaiono esprimere un’esigenza opposta a quella di una sola Grande Europa, ma non è così : è vero il contrario.
Le spinte autonomistiche portano alla frammentazione territoriale, che ha una sua ragion d’essere, perché porta il governo del popolo più vicino al popolo, e questa è una aspirazione più che legittima in democrazia. La frammentazione, sulla base delle proprie specificità, non ha virtualmente alcun limite e questo fa comprendere come una frammentazione spinta, che corrisponde ad una maggiore democrazia, possa e debba essere controbilanciata da una UNIONE di questi frammenti, per rafforzarsi nel perseguire gli interessi comuni che il singolo frammento non è in grado di sostenere con le sue sole forze.
Una UNIONE POLITICA EUROPEA trova il suo moderno significato nell’unione dei tanti frammenti che la compongono, e che danno all’Europa quella ricchezza di contenuti umani e storici che la contraddistingue.
Il superamento graduale dei vecchi stati continentali per costruire l’Unione dei popoli europei è un percorso, non privo di ostacoli, ma possibile, meno difficile se si abbandona la vecchia concezione imperiale di una Europa che IMPONE a favore di un’Europa che UNISCE le specificità, assumendosi un ruolo esclusivamente FEDERALE, con attribuzioni politiche proprie di un grande stato federale, rinunciando a priori ad occuparsi di tutto quello che può essere agevolmente svolto in ambito territoriale.
Ciò che va messo a fattor comune in fondo non è molto, ma pesa molto.
Parliamo di quanto sin qui già messo in atto, come la libera circolazione delle merci e delle persone, la moneta unica europea, con una sola politica monetaria, ma anche un sistema di difesa comune europea, perché se un sistema di difesa deve esistere, questo riguarda potenziali conflitti al di fuori dei confini europei, certo non al loro interno. E questo implica anche una politica estera comune, frutto di una volontà di coordinamento degli interessi dei vari territori al di fuori dei confini europei, perché aver voluto superare i conflitti interni all’Europa implica necessariamente che tali conflitti potenziali non abbiano l’occasione di riprodursi al di fuori dei suoi confini.
Implica anche una politica di progressiva convergenza delle regole per l’amministrazione della Giustizia, perché non può esistere una Giustizia “territoriale”, non può essere che i cittadini europei siano “diversi” di fronte alla legge in funzione del territorio in cui risiedono.
Ed implica una politica comune nei confronti dell’immigrazione, perché la libera circolazione delle persone impone a TUTTI i territori europei regole ferree e strumenti idonei a fronteggiare il fenomeno dei nostri tempi, un fenomeno che va governato insieme, per evitare che diventi distruttivo.
Va invece ridimensionata l’ARMONIZZAZIONE delle regole in numerosi altri campi della vita economica e civile comunitaria laddove interferiscono con l’autonomia e la specificità dei territori.
Popoli liberi in una libera Europa. Popoli sovrani in un’Europa federale, sovrana nel suo insieme, nei confronti del resto del mondo.

LE DIFFERENZE POLITICHE E LE FORME DELLA DEMOCRAZIA
Occorre ricordare che i popoli europei sono, ciascuno al suo interno, politicamente divisi, sul piano ideologico. La politica si esprime attraverso diverse visioni del mondo, di estrazione cristiana, marxista, socialdemocratica, liberale …
Il peso delle varie componenti è diverso nei diversi territori. Il governo della futura Federazione dei popoli europei presenta un problema di rappresentanza, perché il Parlamento comunitario deve essere espressione rappresentativa di tutti i diversi popoli europei e le singole espressioni politiche territoriali non sono facilmente assimilabili tra loro, in quanto espressione di politiche locali.
Ma una NUOVA EUROPA FEDERALE è chiamata ad esprimere il governo dei soli pochi elementi a carattere federale, come politica monetaria, difesa, politica estera, giustizia, immigrazione.
Anche su questi pochi temi è possibile dividersi, ma solo su questi è pensabile che si possano formare delle aggregazioni politiche sovra territoriali che esprimano una propria visione comune, con formazioni politiche interamente distinte da quelle che guardano ai singoli territori.
Occorre sottolineare che pensare ad una vera EUROPA UNITA su base federale significa andare oltre gli attuali meccanismi di rappresentanza europea costituiti dalla Commissione e dal Parlamento europeo eletto attraverso dei raggruppamenti ideologici un poco forzosi (PPE, PSE, ALDE ed altri).
Occorre rifondare la rappresentanza politica europea su basi nuove, con formazioni politiche di respiro europeo aggregate in base ad una visione indirizzata ai soli temi di competenza dell’Unione.
Non è cosa facile, ma è una strada obbligata, se si vuole avere un’unione coesa, rappresentativa del pensiero popolare europeo, con una rappresentanza concentrata nel suo Parlamento, abolendo l’attuale Commissione europea e sostituendola con un Governo ed una Presidenza europee funzionali ad uno stato federale, come la Svizzera.
Il Governo dell’Europa dei popoli non può essere il prodotto delle scelte dei governi dei vecchi stati nazionali in obsolescenza, ma deve essere il risultato di una scelta popolare diretta, per quanto non facile, mirata a creare un Parlamento europeo autenticamente rappresentativo dei popoli d’Europa, a cui sia demandata la responsabilità della scelta dei suoi uomini migliori per il Governo e la Presidenza della Federazione dei popoli europei.
E’ venuto il tempo del coraggio delle GRANDI SCELTE, non più rinviabili. L’Unione Europea così come è congegnata oggi non convince più nessuno. Serve un cambio di passo, una SVOLTA EUROPEA, una rinuncia alla sovranità nazionale su pochi grandi temi comuni, ed un recupero di sovranità su tanti altri di cui adesso l’Unione si occupa a sproposito.
Ed occorre superare definitivamente l’Europa del DEBITO, con una coraggiosa operazione di ristrutturazione del debito degli stati membri, istituendo l’obbligo per gli stati di potersi indebitare solo e soltanto con la Banca Centrale Europea, con funzioni rinnovate di autentica Banca centrale della Federazione.
Gli europei debbono abbandonare definitivamente l’idea che si possa vivere a debito.
Il credito bancario deve tornare ad essere un rapporto diretto tra banche, cittadini ed imprese.
Non deve più esistere un rapporto di debito/credito tra banche e Pubblica Amministrazione.
La Pubblica Amministrazione in Europa deve spendere i soldi che ha, non quelli che NON ha, e se di credito c’è bisogno per finanziare opere infrastrutturali, ma solo quelle, non la spesa corrente, lo si faccia attraverso BCE, la sola istituzione bancaria europea autorizzata a battere moneta.
La Pubblica Amministrazione dispone della fonte di reddito fiscale, e su quella soltanto deve basare la sua capacità di spesa. Una tale impostazione fa cadere automaticamente ogni possibile conflitto tra il governo centrale europeo e gli stati sul rapporto debito/PIL e sul rientro del debito pubblico.

Ing. Franco Puglia
28 Marzo 2017

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