LA SPESA SANITARIA PUBBLICA ITALIANA
Le previsioni di spesa pubblica sanitaria per il 2024 ammontano a 138,776 miliardi di €, rispetto ad una spesa che nel 2018 era di circa 118 miliardi di €. Oltre 20 miliardi in più in soli 6 anni.
In questi giorni si parla di federalismo fiscale differenziato, e l’accento cade inevitabilmente sulla spesa sanitaria, che è una delle grandi voci della spesa pubblica, con i trasferimenti alle Regioni, che hanno poi titolo per amministrarli ed offrire servizi sanitari ai cittadini, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale locale.
I numeri però ci sorprendono: la vulgata mediatica ha sempre parlato di sprechi al sud, ma se ci sono, e non è difficile crederlo, stanno nel rapporto tra soldi ricevuti e servizi erogati, non nelle cifre erogate.
Infatti, per tutte le regioni italiane, l’erogazione, in rapporto alla popolazione locale registrata anagraficamente, appare di circa 2.000 € nel 2018, dove più dove meno, e la regione che riceve di più pro capite è proprio quella Lombardia che lamenta di trasferire troppi soldi al Sud. La famigerata Sicilia non è davvero in testa alle classifiche quanto a risorse ricevute; come spende quei soldi, poi, è un altro film.
Il criterio di trasferire ad ogni regione una medesima cifra pro capite, da moltiplicare per il numero dei residenti, appare il più equo, il solo ragionevolmente applicabile.
Ad oggi la cifra non è stata identica per tutte le regioni, ma molto prossima.
In base alle previsioni di spesa per il 2024, pari a 138,776 miliardi di €, la cifra pro capite da trasferire dovrebbe essere di 2.353 €. Notiamo che, in base ad una tale distribuzione paritaria e solidale di risorse, la “virtuosa” Lombardia è quella che dovrebbe ricevere di meno, rispetto al passato, mentre la pessima Campania è quella che dovrebbe ricevere di più, equiparando il trattamento economico sanitario dei Campani a quello dei Lombardi, e di tutti gli altri.
Questi sono i soldi: il problema, poi, è COME vengono spesi, e quali e quanti servizi, e con che livello di qualità, ogni regione riesce ad erogare. E questo è un altro film, e sappiamo bene che la qualità del servizio sanitario nazionale è molto difforme tra le varie regioni italiane, ma questo, scusate, è responsabilità locale, e spetta ai cittadini della regione pretendere dai loro amministratori che venga reso il miglior servizio possibile con le risorse destinate.
Quindi, se la distribuzione delle risorse era già, pressappoco, su base paritaria, e non vedo come potrebbe essere diverso, di che cosa si preoccupano? Pensano che le regioni più ricche, versando magari meno risorse allo Stato, possano ricevere dallo Stato risorse per la Sanità pubblica in una misura proporzionalmente diversa? Non vedo come, a meno di non cancellare il Servizio Sanitario Nazionale sostituendolo con altrettanti Servizi Sanitari Regionali completamente indipendenti, a cui ogni regione possa destinare la quota delle sue entrate che preferisce. Una opzione non impossibile ma, questa si, molto divisiva, ed a quel punto estendibile anche alle spese militari, alla Magistratura, e ad una infinità di altri capitoli di spesa. In una NAZIONE ci debbono essere diritti uguali per tutti, e servizi comuni finanziati in maniera equanime, unitamente a servizi locali che, questi si, possano dipendere anche dalle risorse e dalle necessità delle comunità locali, perché non ha senso pretendere che chi produce poco abbia nella stessa misura di chi produce di più, quale che ne sia il motivo.
Ing. Franco Puglia
27 giugno 2024