EUROPEI CON I GRILLI IN TESTA
Commissione Europea e Parlamento Europeo non sanno come passare il tempo ed allora si lasciano andare a fantasiose immaginazioni, e si occupano di cose che non dovrebbero passare neppure per l’anticamera del loro cervello, invece di affrontare i TEMI SERI, come politica estera comunitaria, difesa e controllo di TUTTI i confini, giustizia comunitaria, unione politica.
Tra le novità recenti quella del consumo di proteine derivate dagli insetti, che fa seguito alle amenità di sempre sui consumi alimentari, ed anche l’insensata etichettatura dei vini come NOCIVI PER LA SALUTE, cosa anche vera, per gli alcoolisti, perché ogni eccesso è nocivo, come quello di zuccheri, di proteine animali, di grassi, ecc.
Perché allora non etichettare i wurstel con un bel “possono nuocere alla salute”, cosa anche vera, tenuto conto dei conservanti che contengono.
E gli alimenti vanno chiamati col loro nome: il vino si fa con l’uva. Punto. Se si usano altre sostanze non può essere etichettato come vino. Punto. E’ vero o no che i vini spumanti non di produzione francese non possono essere etichettati come Champagne? E allora? Se l’etichettatura ha un senso e deve indicare la provenienza di un prodotto e la sua natura, il vino può essere solo vino, e la birra solo birra, e le altre bevande debbono avere un nome distinto.
Io credo che il governo NAZIONALISTA di Giorgia Meloni dovrebbe mettere un serio argine a questo dilagare di scemenza che, se restassero tali, pace, ma vengono tradotte in DIRETTIVE dall’Europa !!!
In campo alimentare, invece, la sola cosa che si chiede da sempre è la TRASPARENZA sugli alimenti, indicando con precisione e veridicità cosa contengono ed il luogo d’origine dell’alimento, cioè della sua preparazione, non del suo confezionamento. Fatto questo, che ciascuno mangi quello che vuole, anche letame di vacca essiccato e fritto, ma niente raccomandazioni o DIRETTIVE su cosa consumare e cosa no.
Questo è un aspetto della faccenda alimentare, ma non è il solo.
In passato l’Europa ha costretto i paesi membri a rigide politiche di contenimento delle diverse produzioni alimentari, per salvaguardare i prezzi impedendo una concorrenza inter europea che mettesse in crisi i produttori, che caso, soprattutto tedeschi. Ricordate le quote latte? Ma prima di queste ci sono stati contingentamenti di altre produzioni agricole che hanno, di fatto, annientato o quasi alcune produzioni agricole italiane, tra cui patate e barbabietole.
Adesso il terreno di gioco della concorrenza si è spostato dal terreno europeo a quello internazionale.
Sta bene, ha senso esportare i prodotti europei, anche agricoli, al di fuori dell’Europa ed importare prodotti agricoli extra europei, ma …
Ma questo non deve avere un impatto distruttivo sulle strutture agricole comunitarie.
In agricoltura il costo della manodopera nei campi ha una incidenza elevata sul prezzo del prodotto.
E’ evidente che nessun paese europeo può competere con il terzo mondo in materia.
In queste condizioni il LIBERO MERCATO inaridisce le produzioni agricole europee, che sono STRATEGICHE, perché ogni paese deve avocare a se le risorse fondamentali, quelle che determinano la sua sopravvivenza; tra queste gli alimenti sono al primo posto, seguiti dalle risorse energetiche.
Ce ne siamo accorti con la crisi ucraina e la carenza di grano, esportato dall’Ucraina in innumerevoli paesi del mondo. Stessa cosa col gas russo.
Su questo tema l’Europa, su stimolo dei singoli paesi, Italia in testa, deve introdurre una rigida politica comunitaria di scambi con l’estero, con un rigoroso controllo sulle importazioni e sui prezzi delle derrate alimentari di qualsiasi tipo. Mi dispiace se questo penalizza qualche paese del terzo mondo ma in questi casi vale il detto “ciascun per se e Dio per tutti.
Ing. Franco Puglia
23 gennaio 2023