10 Maggio 2024

POLITICA E FINANZA DETERMINANO IL CLIMA

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“Piove, governo ladro”.

Un vecchio adagio che sembra attribuire la pioggia ad un intervento del governo in carica.
Solo una battuta? Si e no: certo, il governo non può produrre la pioggia, o schiarire il cielo per far comparire il sole, ma può interpretare le ragioni della pioggia, quelle della siccità, del caldo come del freddo, aiutato in questo da un manipolo di “scienziati” la cui posizione sociale e retributiva dipende strettamente dall’avere sposato le tesi governative, giustificandole, motivandole, ma anche viceversa, quando le ipotesi scientifiche fanno comodo ad una parte politica per sostenere le sue tesi ideologiche, quelle su cui basa il suo consenso.

E veniamo quindi ai tanto lamentati “cambiamenti climatici” ed al “riscaldamento globale” del pianeta.
La realtà delle cose, cioè che il clima cambi, continuamente, e lo fa da quando esiste il pianeta, e che almeno in alcune regioni del mondo si assista ad un processo di maggiore riscaldamento complessivo, con perdita di masse glaciali, dove ci sono o c’erano, e con siccità più diffusa in alcune regioni, è realtà autentica, osservabile da tutti, e quindi molto CONVINCENTE sotto il profilo politico, ma anche scientifico.
La guerra ai prodotti petroliferi, alle famose “sette sorelle”, multinazionali del greggio, a chi detiene il potere con il controllo delle fonti energetiche, a chi inquina terre e mari con sversamenti petroliferi ed emissioni di gas combusti, è storia vecchia.
Le prime armi impiegate in questa guerra furono quelle dell’esaurimento delle fonti petrolifere, ma non bastò, le previsioni non furono verificate e l’arma risultò spuntata. Poi venne l’inquinamento, ma anche qui la pur maggiore sensibilità popolare non fu sufficiente a determinare una svolta politica ed economica. Allora si giunse al clima, grazie al fatto che il solito scienziato pazzo di turno affermò che
il pianeta si stava surriscaldando per un effetto serra abnorme determinato da alcuni gas atmosferici “speciali”, anidride carbonica in testa.
Qui la massa popolare dimostrò maggiore sensibilità: il caldo estivo si sentiva TUTTI i giorni; gli incidenti alle petroliere no. Questa pista dimostrò di essere quella giusta per globalizzare la battaglia contro le fonti di energia fossili. Il crescente consenso diede ossigeno all’impegno scientifico di quanti trovarono in questa pista uno sbocco professionale remunerativo, diede ossigeno ad una certa politica, ed offrì all’economia globale nuovi spunti e stimoli di sviluppo.

L’ideologia GREEN, nata sulla scorta della conservazione del verde, della conservazione delle specie in via di estinzione, della lotta all’inquinamento, aveva trovato il suo terreno di sviluppo. Poco alla volta il progetto globale ha preso piede, soprattutto nel mondo occidentale, Europeo in particolare, e le direttive sono state:
– risparmio energetico, per consumare di meno le fonti fossili
– energie alternative (in pratica solo solare ed eolico) sempre per consumare meno fossili e per aumentare
l’indipendenza energetica nazionale.
– autotrazione elettrica, per abbattere gli inquinanti prodotti dai motori endotermici nei centri urbani
– mezzi di trasporto alternativi all’automobile, come biciclette, monopattini e simili, con proliferazione dei
percorsi dedicati.
– divieti di circolazione sempre più estesi per gli automezzi nei centri urbani, sempre per inquinamento
e, talvolta, con la scusa di decongestionare il traffico nei centri storici, congestionandolo di più nelle
periferie.
– isolamento termico spinto degli edifici, per abbattere i consumi di energia termica, sino all’azzeramento
immaginato per il 2050.
– ecc.
Tutto questo movimento, che sposta centinaia di miliardi di $ o €, sorretto dai grossi gruppi finanziari internazionali, che ci hanno scommesso sopra, e dalle aziende che sperano di aumentare il business, facendo surf sull’onda lunga GREEN, ha ormai permeato l’opinione pubblica mondiale, con scarsa resistenza persino da parte di chi dovrebbe essere l’oppositore istituzionale, le grandi società energetiche ed i produttori di petrolio. Anzi, molte società energetiche hanno sposato il GREEN associando ai prodotti petroliferi anche le ENERGIE PULITE, investendo in energia solare ed eolica di prevalente produzione cinese.

Ma vediamo cosa ci racconta il Prof. Mario Giaccio circa gli interessi economici in gioco.

La presenza di CO2 e le misure di contenimento europee
Alcuni dati sull’anidride carbonica (CO2) in Gt (miliardi di tonnellate)
– CO2 atmosfera: 3.000 Gt ; CO2 oceano : 3.760 Gt ;
– CO2 antropica (2021): 33,9 Gt (1,13%)
– CO2 emessa dall’Europa : 2,7 Gt (0,09 %)
Ossia: l’Europa emette lo 0,09 % di tutta l’anidride carbonica presente nell’atmosfera (lo 0,04% se si tiene conto anche dell’oceano).
L’Europa, nella conferenza di Parigi del 2015, dichiarò di voler ridurre del 40% le proprie emissioni entro
il 2030. Il 40% dello 0,09% è = 0,036 % (in 10 anni !).
Nell’atmosfera ci sono 420 ppm di CO2, lo 0,036% di 420 è = 0,150 ppm (in dieci anni).
Quindi l’Europa chiede agli europei di impedire che la CO2 aumenti da 420 ppm a 420,15 ppm.
15 parti per miliardo all’anno!
Anche se la proposta si realizzasse, il risultato sarebbe “invisibile”, infatti questa quantità non è misurabile. Anche se l’Europa tagliasse tutte le emissioni, dopo 10 anni l’ipotetica riduzione della CO2 atmosferica sarebbe di 0,380 ppm. L’Europa finanzia con le proprie importazioni l’industria fortemente emissiva dei Paesi extra UE, ad es. della Cina: le importazioni valgono il 21% di tutte le emissioni europee.

    IL CLIMA E IL «RILANCIO» DELLA FINANZA MONDIALE
    Nicholas Stern (ex responsabile economico della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo),
    a conclusione della COP21 di Parigi disse: «Gli investitori mondiali chiedono: grande possibilità di investimenti, buoni profitti e libertà di azione». “Dal summit esce con chiarezza la direzione che sta prendendo l’economia. Chi deve decidere gli investimenti da fare dovrà aver fiducia nel fatto che sarà
    il settore a basse emissioni a dare profitti, mentre il settore delle fonti fossili comporterà dei grandi rischi finanziari”.

    L’AFFARE ENERGETICO

            Consumi mondiali di energia primaria in % (Consumo totale 176.431 Twh) .
            I combustibili fossili soddisfano il 78% della domanda energetica mondiale (2021)

            Una volta che l’ideologia climatica ha annunciato che bisognava transitare dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili discontinue (vento e sole) il mondo della finanza ha modificato l’indirizzo dei propri investimenti. C’è da trasformare il più grande fra i comparti energetici.

            Ma gli investimenti convengono se vi sono i sussidi dello Stato.
            Lo sviluppo delle fonti rinnovabili discontinue è legato ai sussidi di Stato, a causa del loro elevato costo di produzione. Il mercato energetico è “drogato” dai sussidi che gli Stati elargiscono alle fonti rinnovabili:
            L’Europa 81 miliardi di Euro all’anno; L’Italia 14 miliardi di euro all’anno.
            Se i sussidi statali venissero meno, non ci sarebbe più convenienza all’investimento.

            E COSA DICE ANCORA IL MONDO DELLA FINANZA?

            «I governi devono definire politiche prevedibili e credibili. Ciò darà la fiducia necessaria per investire».

            Lo ribadisce Nigel Topping: “Il sistema finanziario è pubblicamente impegnato a riallineare i modelli di business con la scienza del clima … abbiamo bisogno che i governi aiutino a portare a termine il lavoro, con politiche ambiziose che possano aiutare ad indirizzare gli investimenti dove è necessario”.
            «I decisori politici saranno ritenuti responsabili degli impegni presi».
            Mark Carney e Nigel Topping guidano la GFANZ(Glasgow Financial Alliance for Net Zero)

              I Governi devono mantenere gli impegni !!!
              La cifra in gioco è di migliaia di miliardi di dollari con la partecipazione dei principali miliardari del mondo (l’elenco è in «Dialoghi sul Clima», Rubbettino Ed.) Ossia: i Governi devono finanziare le fonti rinnovabili per permettere ai fondi d’investimento privati di fare investimenti sicuri.

              Potenza installata e ore di funzionamento delle fonti discontinue

              L’eolico e il fotovoltaico forniscono energia per poche ore all’anno (in Italia, nel 2021,
              hanno funzionato per 1.356 ore su 8760) (fonte: Annuario Terna, gestore della rete elettrica)

              Il caso della Germania è emblematico: 500 miliardi di € in 30 anni

              Prezzo dell’elettricità all’ingrosso = 30 – 60 € MWh

              Prezzo garantito (fino al 2024):
              – al fotovoltaico = 460 – 570 € MWh
              – all’eolico = 270 – 324 € MWh

              World Economic Forum (WEF) il Forum di Davos
              Nel 2020 il tema del Forum è stato il cambiamento climatico:

              • per “un mondo coeso e sostenibile”,
              • per “salvare il pianeta”.
                Larry Fink, amministratore delegato del gruppo BlackRock (che amministra 10.000 miliardi di
                dollari) ha inviato una lettera ai partecipanti:
                “Il cambiamento climatico è diventato un fattore determinante nelle prospettive a lungo termine delle aziende”. “Credo che siamo all’inizio di un rimodellamento fondamentale della finanza”.
                “Il mercato dei capitali anticipa il rischio futuro, si verificheranno cambiamenti nell’allocazione del capitale più rapidi di quanto cambierà il clima stesso”. “ Gli investimenti che presentano rischi dovuti alla “non sostenibilità”, come ad esempio il comparto del carbone fossile, dovranno essere scartati”.

              ALLA FACCIA DEL CLIMA INDIPENDENTE DALLA POLITICA E DALLA FINANZA !!!

                Finalità dell’ideologia climatica :

                L’Istituto Internazionale della Finanza (nel dicembre 2019) ha definito gli investimenti in green economy: “il nuovo oro”. Ovvero: Il sistema economico mondiale è obsoleto, non si può più “estrarre” abbastanza valore, quindi bisogna cambiarlo. La finalità dell’ideologia climatica non è il benessere del pianeta (e dei suoi abitanti), è il benessere della grande finanza.

                  Il quadro che si andava delineando fino al 2021 era il tentativo di riorganizzare finanziariamente l’economia mondiale usando il clima come scusa. Ma nel 2022 ci sono state delle «sorprese».
                  Andamento dell’ETF S&P 500 ESG Screened di BlackRock da sett.2020 a genn.2023
                  Indice dei titoli «sostenibili», decremento nel 2022 = 22,2%

                  Il iShares Global Clean Energy UCITS ETF USD (patrimonio gestito 3,13 miliardi di Euro) replica l’indice S&P Global Clean Energy, il quale replica i 30 titoli azionari più grandi nel mondo impegnati nelle energie pulite. L’indice ha perso in un anno il 35,06% del valore con un calo degli investimenti di oltre 2,7 miliardi di $ (al 14/11/2023). Fonte: FactSet

                  Da gennaio 2021 la distanza fra l’MSCI World Energy e le Energie Pulite è impressionante: + 240% le società tradizionali petrolifere presentinell’ETF World Energy, – 50% l’ETF iShares Global Clean Energy (al 14/11/2023).Fonte: SoldiExpert SCF Srl

                  I GRANDI PRODUTTORI DI TURBINE EOLICHE SONO IN PERDITA

                  • La GE prevede di scorporare la produzione di energia eolica offshore e costituire una società col nome di GE Vernova, quotata in modo indipendente.
                  • La Siemens cerca di attirare finanziamenti pubblici e chiede al governo un salvataggio d’emergenza, in deroga alla normativa europea sugli aiuti di Stato.
                  • La Ørsted ha dovuto rinunciare a due impianti negli Usa, in quanto non riesce più a rientrare nell’investimento per l’aumento dei costi.
                  • La Shell ha annunciato che taglierà almeno il 15% della forza lavoro nel settore a basse emissioni di carbonio per concentrarsi su progetti a margine più elevato: petrolio e gas naturale.

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