CHIAMATA ALLE ARMI

Non pensavo di vivere abbastanza da dover assistere ad una CHIAMATA ALLE ARMI del mio Paese, della mia Europa. Ma non è andata così. Io sono troppo vecchio per andare a combattere, ma non abbastanza vecchio da poter sperare di morire soltanto di vecchiaia. Il rischio che la guerra arrivi sino in Italia non è imminente e forse è poco probabile, almeno nel breve periodo, ma non è detto.
Ma al di la delle vicende individuali, mie o italiane, la situazione politica internazionale è grave come forse mai dopo il 1945. La Russia ha finito col mostrare la sua vera natura, come non aveva fatto neppure ai tempi dell’URSS, e gli USA hanno mostrato con Donald Trump la loro faccia nascosta, quella peggiore, quella stupida e violenta, quella mascherata, in passato, dal moralismo della pace nel mondo e della lotta al comunismo, per la democrazia, grazie al sacrificio americano ed agli strumenti militari.
Ed il paradosso è che, in apparenza, Donald Trump persegue il contrario, cioè il disimpegno militare americano, passando dal pacifismo moralista imposto con le armi al pacifismo ipocrita del rientro tra i confini, ma con qualche occhiata golosa al Canada, alla Groenlandia, a Panama, e a che altro?
Ed all’improvviso questa Europa insonnolita ed imbelle si ritrova da sola, impreparata, poco armata, schiacciata militarmente ed economicamente tra i colossi economici e militari del mondo, gli USA di sempre e la nuova Cina, ex popolare, oggi capitalista, oggi imperialista, oggi antagonista dei grandi poteri di sempre, con una Russia molto indebolita rispetto ai tempi delle bandiere rosse, ma comunque temibile, perché affamata, perché impaurita, perché sotto il controllo di pochi uomini squilibrati. E mentre Russia ed USA, un tempo nemici implacabili ed oggi sorprendentemente amici, si preparano a spennare il cappone ucraino per banchettare alla faccia dell’Europa, quest’ultima si ritrova NUDA , impreparata, di fronte all’inverno delle armi, dei conflitti, della recessione economica, delle rinnovate paure. Un’Unione Europea divisa, salvo che sui tappi delle bottiglie, e su altre amenità fastidiose quanto inutili, dove ogni nazione difende gelosamente le sue prerogative in quello che, un tempo, era certamente essenziale a livello nazionale, ma che ora, a livello nazionale è irrilevante, mentre emerge come fondamentale a livello comunitario.
Le forze armate delle nazioni europee VANNO URGENTEMENTE UNIFICATE rinunciando convintamente all’idea che ciascuna nazione possa difendersi da sola con quello di cui dispone, che deve essere messo a disposizione della casa comune europea, unificando i comandi, riorganizzando gli organici, dislocando in maniera diversa armamenti e truppe. E serviranno anche molte più armi, e quindi soldi, che varranno sottratti in buona misura alla spesa sociale, purtroppo, ma vanno anche trovati attingendo alla tanta spesa inutile che in Italia dilaga e sono certo non manchi neppure in Europa. Quindi si, dobbiamo riarmarci, dovremo investire una quantità dei nostri soldi, per difendere ciascuno di noi, e noi tutti insieme, partendo dall’Ucraina, ma non limitandoci all’Ucraina. Faremo felici i produttori di armi, e chiunque campi sui conflitti bellici e sulle strutture che li sostengono, e spenderemo soldi in Europa, ma non solo, perché l’Europa non produce tutto quello che ci serve. Ed abbiamo bisogno anche di strumenti avanzati per la guerra ibrida, per il controllo satellitare dei territori, per le radiocomunicazioni criptate, per le difese contraeree, e per le armi d’attacco, compresi i caccia bombardieri e gli elicotteri d’attacco.
NON ESISTONO ARMI PURAMENTE DIFENSIVE, o meglio, ci sono anche, ma non ti difendi se non puoi contrattaccare duramente.
Difendersi significa distruggere le risorse del nemico, e può significare anche farlo a casa sua.
Ed una CHIAMATA ALLE ARMI non può significare soltanto arruolare più soldati e produrre più armamenti: significa, soprattutto, SUPERARE LE DIVISIONI INTERNE, di ogni ordine e grado, guardando alla politica come ad un terreno di confronto per esprimere le scelte migliori, partendo però da UNA BASE COMUNE, che può nascere soltanto dalla consapevolezza dei comuni interessi dei popoli del continente, guardando ai cieli stellati della pace tra gli uomini, ma sapendo che esistono anche le tempeste, che possono essere devastanti, e dalle quali occorre difendersi, con la prevenzione, non subendole in assenza di un idoneo riparo.
Il mio è un APPELLO AI POPOLI EUROPEI TUTTI, partendo dal popolo italiano, con la richiesta perentoria di porre fine, o almeno di accantonare, ogni divergenza dettata da altre tematiche, per concentrare tutti gli sforzi verso una nuova coesione dei popoli europei di fronte all’orrore della guerra, non manifestando stupidamente nel nome di un pacifismo di maniera, ma per conservare la pace che abbiamo conosciuto dopo il 1945, almeno in buona parte d’Europa, con gli strumenti di sempre, che prevedono anche la minaccia delle armi, seguita dalla mano tesa della diplomazia.
Sono certo che in questo appello non possono non unirsi a me tutti gli anziani di questa vecchia Europa, quelli che hanno vissuto la loro prima infanzia sotto i bombardamenti e quelli che, più fortunati, come me, hanno vissuto il più incredibile periodo di pace e prosperità della storia europea, nonostante le non poche difficoltà pure incontrate. Non gettiamo alle ortiche gli investimenti di alcune generazioni di europei, che pur tra mille errori ed inadeguatezze hanno costruito un mondo di relativa pace e prosperità. Un obiettivo che, lo sottolineo ancora, non si raggiunge con le chiacchiere, non si persegue guardando dall’altra parte, né avendo paura di esporsi, di assumersi dei rischi, di fare qualche sacrificio.
E CIASCUNO FACCIA LA SUA PARTE ! Rilanciate questo appello con gli strumenti di cui disponete, non lasciate che cada nel vuoto. Unite la vostra alle altre gocce nel mare di questa Europa spaventata e disorientata, e che la marea travolga ogni resistenza, dilaghi, e ci sospinga tutti verso una nuova consapevolezza di cittadinanza continentale che offra un futuro di speranza ai suoi figli.
Ing. Franco Puglia
11 marzo 2025
