20 Maggio 2025

Donald Trump agita lo spauracchio delle tasse sulle importazioni, I DAZI, di buona memoria, quegli strumenti di regolazione negli scambi internazionali che erano NORMALI molti decenni fa e che poi sono stati messi in cantina dalla diffusione delle politiche di liberalizzazione dei mercati mondiali e dei liberi scambi, qualcosa che apparve come un trionfo del liberismo, mentre rappresentava la base per la sua futura sconfitta, perché espressione di una pulsione economica irrazionale, che faceva comodo a tanti, a troppi: agli importatori, liberi di andare a cercare le merci dove era più conveniente, sgominando la più costosa concorrenza interna, ma anche ai consumatori, che riuscivano a trovare merci a prezzi più bassi, compensando in parte la perdita di potere d’acquisto dei loro redditi, talvolta falcidiati dall’inflazione, o da una svalutazione monetaria.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: i consumatori di ogni paese hanno un potere d’acquisto determinato dal loro REDDITO, il quale, a sua volta, per la stragrande maggioranza della gente, dipende da lavoro, dal tipo di lavoro ma anche dal fatto che ESISTA UN LAVORO alla portata di questa gente.
E se QUEL lavoro viene svolto altrove, anche il reddito che produceva si sposta altrove, e quei consumatori ne restano privi, e non possono più consumare NULLA !
La crescita economica dei paesi emergenti, Cina in testa, ha favorito alla grande il loro sviluppo, convogliando verso questi paesi risorse produttive enormi, valorizzando pro tempore il potere d’acquisto nei paesi ricchi, a spese del costo del lavoro molto inferiore in quei paesi emergenti. Ma poco alla volta i paesi “ricchi” hanno cominciato ad impoverirsi, perché il cosiddetto TERZIARIO non crea ricchezza, ma la consuma, e la sola VERA ricchezza sta nella produzione di quei beni e servizi di cui NON puoi fare a meno.
E se questi vengono prodotti altrove …..

Trump è entrato dentro la globalizzazione economica come un elefante in cristalleria, ma forse era necessario, ormai. Non soltanto per gli USA, ma per tutti. Gli scambi internazionali sono importanti, esistono da sempre, esistevano millenni or sono, ma non avevano la dimensione attuale e non determinavano squilibri planetari.
Gli scambi commerciali bilaterali, però, DEBBONO essere fondati su alcuni elementi di base:
a) E’ ragionevole che lo Stato A comperi dallo Stato B quello che B produce e che A non produce
b) E’ ammissibile che lo Stato A comperi dallo Stato B quello che B produce e che anche A produce, ma in questo caso l’introduzione da parte di A di un dazio compensativo non solo è legittima, ma anche doverosa, perché ogni paese DEVE proteggere la sua capacità produttiva nazionale. Questo, tuttavia, facendo attenzione a non proteggere posizioni di rendita monopolistica interna, o posizioni di arretratezza che determinano elevati costi di produzione rispetto alla media mondiale per quel prodotto.
c) Lo scambio commerciale bilaterale deve anche obbedire ad un PRINCIPIO DI RECIPROCITA’, in base al quale il valore delle importazioni e delle esportazioni tra i due paesi deve compensarsi, ciò che implica non impoverire o arricchire nessuno dei due. Ovviamente la cosa non deve necessariamente essere matematica, ed il pase più ricco può anche avere interesse a trasferire ricchezza verso quello più povero, per aiutarlo in un processo di crescita che, in ultima analisi, ritorna indietro anche verso il paese più ricco, come conseguenza dello sviluppo di quello più povero e quindi di un aumento generalizzato della sua capacità di consumo.

Trump sta tenendo conto di queste regole elementari? Non pare. L’America non ne ha tenuto conto in passato e adesso ne paga le conseguenze. E vale anche per l’Europa, e per molti altri paesi del mondo.
La Cina è il paese che ha tratto il maggior vantaggio da questa politica globalista ed irresponsabile, sviluppando a dismisura la sua capacità produttiva in ogni campo, e sviluppando di conseguenza anche quel “saper fare”, alias “know how”, che la base dello sviluppo, e la cui perdita, verificatasi in Europa come negli USA, è la fonte del decadimento economico progressivo ed inarrestabile.
Oggi USA ed Europa, come molti altri paesi del mondo, NON POSSONO PIU’ FARE A MENO DELLA PRODUZIONE CINESE, perché una parte di questa è diventata VITALE per tutti, molti paesi non possedevano e non possiedono il “saper fare” necessario a mettere in atto rapidamente, anche volendo, alcune produzioni, e molti altri, che ne sono stata la fonte, hanno perduto questa capacità di “saper fare” , a causa della cessazione di tante attività produttive. E tornare indietro è una strada molto faticosa e tutta in salita.

Quando Donald Trump parla genericamente di DAZI, non pare tener conto di quanto segue:
a) Se applicati a merci che sono tuttora prodotte negli USA, i dazi possono svolgere una loro funzione compensativa, ostacolando l’ingresso di merci estere e favorendo la produzione nazionale, ma …
b) I dazi applicati ad alcuni prodotti importati possono determinare una analoga risposta nel paese esportatore, che magari esporta anche ALTRO, verso gli USA, qualcosa di cui gli USA hanno BISOGNO, creando un serio problema, e possono applicare dazi alle loro importazioni dagli USA, e magari si tratta di qualcosa che per gli USA è importante poter esportare, e per cui un calo delle vendite potrebbe creare seri problemi ai produttori nazionali.
c) I dazi generalizzati verso un paese possono tradursi in un aumento secco del prezzo di alcuni prodotti che non sono reperibili da altra fonte nazionale, o che sono più costosi se importati da altri paesi. Quindi, che vantaggio ne traggono gli americani in questo caso? Nessuno, anzi, pagano di più qualcosa di cui hanno bisogno, e quindi scende il loro potere d’acquisto, e quindi anche la capacità di consumo in senso lato, con un impatto complessivo e generalizzato sui consumi.

Insomma, applicare dei dazi senza una SERIA POLITICA DI COMMERCIO INTERNAZIONALE può significare darsi la zappa sui piedi, altro che America great again ….
Ma Donald Trump procede come un rinoceronte, anche verso i suoi partners strategici, come Canada e di seguito Europa, non dimenticando che mettere in difficoltà il Messico aumenta la pressione migratoria da questo paese verso gli USA, esattamente quello che in altro modo Trump vuole giustamente combattere.
Insomma, la cristalleria non è pascolo per pachidermi !

Detto tutto questo, io credo che una robusta spallata al sistema internazionale degli scambi ci volesse, e che la globalizzazione, per come l’abbiamo conosciuta, vada messa in un cassetto, per non dire sepolta per sempre.
Ma dopo la spallata bisogna mettere ordine in fretta nelle cose, prima di combinare disastri irreparabili.
Mentre sto scrivendo il valore di cambio €/$ è sceso sotto 1,03 a voler significare il clima di panico che serpeggia nei mercati. Le incertezze potrebbero dare la stura ad una serie di oscillazioni economiche e politiche dagli esiti imprevedibili. Poi ci si mette anche Elon Musk che lancia una sfida agli Europei con MEGA (Make Europe Great Again) che vuol essere una proposta politica di rivoluzione europea, sostenuta dalle risorse economiche apparentemente illimitate di Elon Musk, un altro pazzo che si è montato la testa e vuole emulare Alessandro il Grande, stavolta alla conquista dell’Europa. Il guaio è che, con i mezzi di cui dispone, potrebbe anche riuscirci.

Ing. Franco Puglia

3 Febbraio 2025



















Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error

Condividi i contenuti del sito? Diffondilo.