26 Gennaio 2025

Questo portale di rete nasce dall’intuizione dell’inevitabilità, oltre che necessità, di una SVOLTA di questa Europa verso una NUOVA Europa, ma quale?
I popoli europei sono DIVERSI tra loro, e tuttavia meno diversi di quanto non lo siano con altri popoli, nonostante la contaminazione di popolazioni diverse, dalle origini più disparate, che attraverso le migrazioni di massa hanno l’alterato l’identità originaria delle popolazioni europee.
Di questo passo i popoli nordici potrebbero avere la pelle nera e non capelli biondi ed occhi azzurri.
Non siamo ancora a questo, ma senza una svolta europea complessiva la strada è quella, perché la natalità tra le etnie europee è in netto calo, mentre il serbatoio della immigrazione è pressocché inesauribile.

Questo è un problema serio, ma non è il solo, anzi: i problemi europei sono soprattutto di natura politica, perché l’Europa, dopo decenni di europeismo fasullo, è rimasta una coalizione di stati indipendenti e tuttavia strettamente dipendenti da organismi sovranazionali che uniscono nelle cose che dovrebbero appartenere alle comunità locali, persino regionali, mentre sono ben divisi in tutto quello che conta veramente in un progetto di questa natura, con la sola eccezione della moneta unica, a cui non hanno aderito neppure tutti gli stati dell’Unione Europea, cosa in se paradossale.
Tra i problemi di fondo ci sono le politiche dei singoli stati, ciascuno dei quali dispone di un Parlamento e di un Governo autonomo sul piano politico, con orientamenti di maggioranza diversi da stato a stato.
In altre parole, ci sono stati governati da una maggioranza di sinistra ed altri da una maggioranza di destra; come fanno a stare insieme, ad andare d’accordo? Infatti non funziona, rende fragile l’Unione, spesso incapace di deliberare sulle cose importanti, mentre sulle inezie legifera a pieno ritmo, così che in tutta Europa i tappi di plastica delle bottiglie devono essere ben ancorati alla bottiglia, per non essere smaltiti separatamente, per paura che vengano dispersi nell’ambiente, e le bottiglie invece no ….

E poi si scatenano le tempeste, quelle delle guerre, Russia e Ucraina, Israele e alcune forze islamiche nordafricane, e veniamo travolti a crisi energetiche, ma anche ideologiche, come quella sui “cambiamenti climatici” attribuiti all’impatto umano che hanno scatenato la campagna mediatica, politica, economica contro l’impiego dei combustibili fossili che producono il nemico pubblico numero uno: la CO2.
E le politiche di compromesso di questa Europa hanno prodotto una mostruosità che ha connotazioni più di sinistra che di destra, mettendo alle corde chi ragiona a destra e sospingendolo verso posizioni oltranziste, anche con possibili sbocchi autoritari. No: così non si può andare avanti.
Le politiche sul clima stanno mostrando la loro vera faccia, che non è quella di un Eden ambientale ritrovato, ma quella di una recessione di cui si vede l’inizio, ma non la fine.
E le risorse economiche pubbliche destinate a politiche fallimentari ed oggi, anche, al riarmo dell’Ucraina ma altresì al riarmo interno, per predisporre difese da pericoli esterni antichi e rinvigoriti che si sono manifestati, queste risorse non sono sufficienti, non sono alimentate dallo sviluppo, ma solo dall’indebitamento, e si comincia a vedere con l’insostenibilità del rapporto di cambio col Dollaro.

E la nuova politica americana della rinnovata presidenza Trump, controllata dalla finanza di cui Elon Musk rappresenta il folle visionario capace di sostituire la mano privata, ma di uno solo, alla mano pubblica, crea ulteriori preoccupazioni. Come si affronta tutto questo? Con Ursula Von der Layen?
In quel paese da operetta che è da sempre l’Italia, una donna, Giorgia Meloni, ha incredibilmente assunto una visibilità ed una credibilità che manca in tutti gli altri paesi europei.
Ma Giorgia ha la forza, e le basi culturali, per assumere un ruolo di tale importanza a livello europeo e mondiale?
Temo proprio di no, perché non basta la retorica a cambiare il mondo, però questo, adesso, passa il convento.

Alle spalle di questa Europa e delle leadership europee NON ESISTE UN PROGETTO POLITICO CREDIBILE, perché da una tale palude non possono emergere delle querce !
All’Europa serve una robusta spallata, occorre una SVOLTA, decisa, credibile, sostenuta da un POTERE politico che non sia fatto di compromessi, e che sia omogeneo in tuta l’unione. E’ possibile?

Con le regole attuali la risposta è NO. Bisogna CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO.
1. Vanno separati i temi che sono strettamente di ordine locale da quelli che NON lo sono.
2. I temi strettamente di ordine locale vanno devoluti alle amministrazioni locali dei singoli territori europei.
3. A livello locale la maggioranza politica può differire da paese a paese, da territorio a territorio, sulla base di elezioni locali.
4. A livello europeo la maggioranza politica deve essere una sola, e deve avere potere su TUTTI i territori dell’Unione, ma solo e soltanto per le tematiche che sono proprie di una unione di popoli che esprime un medesimo interesse geopolitico nel contesto globale. Un momento elettorale collettivo dove si eleggono i membri del potere politico europeo, di un Parlamento Europeo, a formare la maggioranza del quale abbiano contribuito tutte le popolazioni europee, che non sia sottoposto all’arbitrio della “Commissione Europea”, e che non possa legiferare su tutto e governare tutto, ma solo e soltanto quello che compete ad una confederazione di popoli, cioè la Giustizia, la Politica estera, l’organizzazione militare, il sistema fiscale comunitario, lasciando spazio ad una politica fiscale locale, destinata alle spese locali dei territori, un sistema del credito comunitario, che non lasci spazio agli “spread” tra gli stati, in cui l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni sia delimitato, ed il tasso di interesse sia uguale per tutti.
5. Ed il potere centrale europeo NON deve avere il potere di imporre, come adesso accade, politiche a sfondo smaccatamente ideologico e limitanti delle libertà individuali e di impresa come accade con le folli politiche sul clima, con la guerra alla CO2 e l’imposizione di una transizione energetica che è di mera fantasia, ed ha ricadute pesantissime su infinite altre cose che niente hanno a che vedere col clima.
Anche l’inquinamento, che va certamente combattuto, deve essere una prerogativa dei territori, non una imposizione continentale, perché il danno ambientale lo vivono e lo subiscono i territori in cui viene prodotto, non tutti gli altri. L’invasività ideologica del potere europeo va bloccata.

La guerra tra Russia ed Ucraina ha cambiato il mondo, o meglio la collocazione europea nel mondo.
L’ombrello americano è pieno di buchi, quasi inutilizzabile. Dobbiamo cavarcela con le nostre forze, senza dover contare sull’aiuto altrui.
Ed occorre capire che il continente si trova in piena emergenza, non quella climatica, ma quella umana, determinata da diverse concause, tra cui le concentrazioni di potere, la debolezza crescente dei singoli cittadini, la rinuncia a combattere per sopravvivere, costi quel che costi, uscendo da questo stato di torpore che colloca il sangue versato “altrove”, dimenticando che difendersi significa, purtroppo, anche versare il sangue di qualcuno, assumendosene la responsabilità, come fanno gli Israeliani per la loro sopravvivenza.
La globalizzazione, che ha distrutto interi settori economici, va respinta, per come oggi si presenta, e con lei l’immigrazione di massa di popolazioni più spesso non compatibili con ciò che l’Europa è stata, in parte ancora è, e che sperabilmente vuole continuare ad essere.

I vecchi come me non hanno più la forza per combattere, ma i giovani si, i giovani vanno sottratti anche con la forza al loro rammollimento cognitivo, che si rifugia nel narcisismo dell’aspetto fisico e sfocia troppo spesso nella violenza gratuita, rivolta verso obiettivi che non hanno ragion d’essere.
Una società con una gioventù bruciata è una società morente: se chi ne ha ancora la forza non scenderà sul terreno a combattere, periremo soffocati in un tempo più breve di quello che immaginiamo.

Ing. Franco Puglia
7 gennaio 2025



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