Italia: col territorio, frana la narrazione climatista
Un articolo del Prof. Uberto Crescenti
I catastrofisti climatici pensavano che l’inondazione che ha devastato l’Emilia-Romagna portasse acqua (metaforica) al loro mulino, ma hanno fatto i conti senza l’oste.
Se in un primo momento si sono catapultati sui media a raccontare che piogge e frane sono la vendetta di Madre Natura per il peccato di industrializzazione, ben presto è emerso che le infrastrutture che avrebbero arginato il fenomeno erano pianificate da anni, erano state addirittura finanziate dal Governo, ma non sono mai state realizzate. Tra il 2015 e il 2022 la regione Emilia-Romagna, a guida PD, ha ricevuto 190 milioni di euro per costruire 23 vasche di compensazione ma, dopo otto anni, ne funzionano solo dodici. I fondi non sono stati spesi e sono stati restituiti. Per non parlare dei vincoli ambientali alla pulizia dei letti dei fiumi e dei bacini. Personalmente responsabile del fallimento sarebbe il neosegretario del PD, la /gretina/ Elli Schlein che, da vicepresidente della regione, aveva le deleghe all’ambiente.
Il 20 maggio, undici scienziati membri dell’associazione Clintel (Climate Intelligence) Italia, hanno pubblicato una dichiarazione che smonta la bufala della CO_2 come causa dei cambiamenti climatici e dei fenomeni atmosferici estremi e chiede investimenti nelle infrastrutture per arginare i disastri naturali nel futuro. I cambiamenti climatici – affermano gli scienziati – non vanno confusi, come troppo spesso si ascolta dai mezzi di informazione e dalle dichiarazioni di alcuni responsabili politici, con gli eventi meteorologi e le alluvioni non dipendono solo da eventi meteo-climatici, ma anche dalla geomorfologia e dall’uso del suolo. Le cause dei danni dovuti agli eventi alluvionali e che vengono associati ai cambiamenti climatici sono invece dovute nella loro quasi totalità a scelte di pianificazione territoriale e costruttive umane non corrette, ad una lettura sbagliata del territorio e del sistema fluviale e marino nella loro continua dinamicità.
Questo dovrebbe essere un momento fondamentale per la politica che contempli finalmente, in maniera multi scalare, geologia dei territori e del mare, pianificazione territoriale, meteorologia e climatologia. Dobbiamo essere consapevoli che sull’Italia piovono ogni anno oltre 250 chilometri-cubi d’acqua, a fronte di un fabbisogno del Paese di meno di 20 chilometri-cubi. È allora necessario che si attuino interventi mirati al generale governo delle acque (creazione di invasi montani, casse di espansione, argini e quant’altro la migliore ingegneria idraulica e le scienze geologiche hanno da offrire) e al miglioramento del sistema di gestione del rischio meteorologico da parte della Protezione Civile (ad esempio attraverso lo sviluppo di sistemi di nowcasting, previsioni meteorologiche a brevissimo termine).
Questi interventi proteggeranno meglio la popolazione dai fenomeni alluvionali, da un lato e, dall’altro,
consentiranno, nei momenti di abbondanti precipitazioni, la raccolta di acque pronte per essere distribuite nei periodi più siccitosi”.
“Ridurre l’uso di carbone, petrolio e gas con l’obiettivo di mitigare il clima al fine di prevenire disastri ambientali – chiariscono gli scienziati – è non solo illusorio ma, peggio, storna risorse da possibili interventi di sicura efficacia.
Sollecitiamo pertanto il Governo a non giustificare, col presunto scopo di proteggerci da eventi meteorologici avversi, iniziative volte a realizzare un’illusoria transizione energetica verso tecnologie inadeguate, per inaffidabilità e intermittenza, ai bisogni della nostra società. Invitiamo, invece, a rivolgere l’attenzione a interventi di adattamento che realizzino una protezione del nostro territorio maggiore di quella attuale.
Troppe aree del nostro paese sono sotto-protette ed esposte ad eventi sporadici, una circostanza che continuerà a farci confrontare con situazioni simili a quella che nostri concittadini stanno vivendo oggi. Una circostanza in essere, questa, non solo per gli eventi meteorologici ma anche per quelli di origine sismica.”
I firmatari della nota stampa sono:
– Prof. Uberto Crescenti, presidente di Clintel-Italia, professore emerito di geologia applicata, Università di Chieti-Pescara (già Magnifico Rettore e presidente della Società Geologica Italiana);
– Alberto Prestininzi, ambasciatore per l’Italia della Fondazione Internazionale Clintel, professore di Geologia Applicata (già presso l’Università La Sapienza di Roma);
– Franco Battaglia, professore di chimica-fisica (già presso le Università di Roma Tre e di Modena);
– Mario Giaccio, professore di economia delle fonti d’energia, Università di Chieti-Pescara (già preside della Facoltà di Economia);
– Enrico Miccadei, professore di geografia fisica e geomorfologia (Università di Chieti-Pescara);
– Giuliano Panza, professore di geofisica (già presso l’Università di Trieste), professore emerito
della China Earthquake Administration di Pechino, accademico dei Lincei e dell’Accademia Nazionale delle Scienze (detta dei XL);
– Ernesto Pedrocchi, professore emerito di energetica (già presso il Politecnico di Milano);
– Franco Prodi, professore di fisica dell’atmosfera (già presso l’Università di Ferrara, già direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR);
– Renato Angelo Ricci, professore emerito di fisica, Università di Padova, presidente onorario della Società Italiana di Fisica e già Presidente della European Physics Society;
– Nicola Scafetta, Professore di fisica dell’atmosfera e oceanografia, Università Federico II di Napoli;
– Ugo Spezia, ingegnere nucleare, già dirigente di SoGIN.
Questo autorevolissimo gruppo di esperti ha pubblicato il libro “Dialoghi sul Clima” e quattro di essi, Prestininzi, Battaglia, Scafetta e Prodi hanno partecipato come relatori a conferenze dello Schiller
Institute nel recente passato.
La realtà dell’alluvione ha imposto anche una dose di buon senso ad alcuni media mainstream, che finalmente hanno dato spazio alle voci critiche. Segnaliamo la partecipazione dei proff. Battaglia, Prestininzi e Prodi sulle reti Mediaset e La7. Ciò ha dato coraggio anche a politici che – meglio tardi che mai – cominciano a sollevare dubbi sulla validità scientifica della teoria dei cambiamenti climatici antropogenici.
Il 20 maggio il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, ha dichiarato in un’intervista all’Ansa: “In ogni campo scientifico non esistono verità definitive, c’è sempre la ricerca. Sul tema del cambio climatico
ci sono tante voci, a partire da quella di Franco Prodi, diverse dal pensiero diffuso dai media.
Persino in teologia s’è pronti alla ricerca, figuriamoci sul clima. Poi non è vero che sono fenomeni mai visti negli ultimi decenni: penso al Polesine, all’alluvione di Pisa, di Firenze, di Venezia. I dogmi possono andare bene in altri campi, ma è sempre bene, avere un atteggiamento non assolutistico”.
In serata, lo stesso Malan ha twittato: “Gli unici veri negazionisti dei cambiamenti climatici sono i talebani del clima che parlano come se prima del 1880 la temperatura fosse sempre stata stabile e come se prima
del 1970 non ci fossero stati eventi estremi”. Le dichiarazioni di Malan hanno generato reazioni scomposte dal PD e dai Cinquestelle. Ma Romano Prodi, padre storico del centro-sinistra, ha rilasciato un’intervista a /La Verità/ che l’ha riassunta con le parole: “lasciando da parte le scemenze sul cambiamento climatico come causa [dell’alluvione]: mancano investimenti e manutenzione”.
Last but not least, il dibattito in Italia sta rimoralizzando le forze che in Germania sollecitano una discussione analoga a nord delle Alpi. Il blog liberale /Tichys Einblick/, ha deprecato il fatto che, mentre in
Italia si discute “se decisioni locali, come la mancanza di dighe e bacini di raccolta per i fiumi abbiano svolto un ruolo più decisivo della stessa tempesta”, in Germania mancano tali riflessioni.
“Qui, i giornalisti e i politici saltano sul carro [gretinista]. Specialmente i politici Verdi”.