CLIMA E POTERE
Premessa
Questo articolo si propone di offrire a tutti i cittadini italiani un’informazione libera, sincera e scientificamente comprovata sui temi del clima del pianeta, per far emergere quanto di VERO, cioè di congruente con le leggi fondamentali della Fisica, oppure di FALSO, esista nelle tesi che attribuiscono i cambiamenti del clima del pianeta all’impatto umano, proponendo interventi destrutturanti al nostro sistema di vita, mirati, formalmente, alla decarbonizzazione del pianeta, vale a dire alla cessazione completa di emissioni di gas definiti “ad effetto serra”, CO2 in testa, ritenuti responsabili di un innalzamento anomalo e mai verificato prima delle temperature terrestri.
Clima e potere
Il Clima ha sempre condizionato la storia dell’Umanità, sin dai suoi albori.
Le condizioni di vita primitive degli esseri umani sono sempre state gravemente condizionate dagli eventi atmosferici e tellurici, a cui erano esposte quanto e più di oggi, con difese largamente inferiori a quelle attuali.
Il senso del DIVINO nasce della sensazione di impotenza umana di fronte alle forze della Natura, e dalla ricerca di un MOTORE dietro di esse, e di strumenti idonei a condizionare e controllare tali forze.
Da qui all’adorazione del Sole, il DIO per eccellenza di migliaia d’anni fa, oltre che di divinità minori, astrali come la Luna, ma anche terrestri, e collocate persino nel mondo animale, il passo fu breve.
Ed altrettanto breve lo sfruttamento a fini di potere delle paure umane e dei bisogni correlati, da parte di alcuni esseri umani che assursero al ruolo di STREGONI, prima, e SACERDOTI, poi, e comunque a ruoli di potere correlati alle divinità: i REGNANTI, dai Faraoni egiziani a quanti seguirono nel tempo.
Insomma: CLIMA E FORZE NATURALI COME STRUMENTO DEL POTERE UMANO.
I cambiamenti climatici
Ai giorni nostri il clima è ritornato ad assumere un ruolo centrale negli interessi umani, anche con finalità economiche e di potere, perché è emersa una crescente insofferenza ed una spiccata sensibilità delle popolazioni alle intemperanze dei climi del pianeta, al plurale, perché i climi sono tanti e molto diversi tra loro, e NON esiste un unico clima planetario, ma una varietà di climi territoriali, all’interno dei quali una certa scienza, più o meno cointeressata, ha cercato di individuare delle linee di tendenza, scoprendo così il “riscaldamento globale” del pianeta, una affermazione fondata su una percezione diffusa, su alcuni elementi naturali facilmente osservabili (perdita di masse glaciali, sulle catene montuose, desertificazione da crescente siccità, altrove) e su teorie dal sapore scientifico, formulate allo scopo di trovare un responsabile da dare in pasto all’opinione pubblica ed alla politica, che cavalca questa tigre di carta assieme e molti settori economici: la CO2 di origine antropica, da combustione di fossili.
La transizione energetica
La popolazione del pianeta è più che triplicata, nel corso degli ultimi 60 anni, raggiungendo la cifra mostruosa di oltre otto miliardi di individui. E facilmente immaginabile che questa crescita, che ha portato con se anche una crescita proporzionale dei consumi energetici, abbia indotto una serie di conseguenze, tra le quali il timore, non infondato, di un esaurimento delle fonti di petrolio e gas naturale, reazioni a fenomeni di inquinamento accidentale dei suoli e delle acque (sversamenti di petrolio) ed a quelli più quotidiani dell’aria (polveri sottili di carbonio ed ossidi di azoto). Ma tutti i tentativi di una certa politica che si considera “progressista” volti a ridurre i consumi di energia da fonti fossili, fondate su esaurimento delle fonti ed inquinamento, non hanno mai condotto ai risultati attesi: l’abbandono dei combustibili fossili.
La questione climatica, invece, ha suscitato maggiore interesse, ed in questi ultimi anni è letteralmente esplosa, anche grazie ad una motivazione banale: abbattere l’inquinamento di aria ed acque, determinato dall’impiego dei combustibili fossili, era essenzialmente un costo, come anche la ricerca di nuovi giacimenti, mentre le energie alternative si sono prospettate come un buon affare, un guadagno, per moltissimi operatori economici.
Qui si tratta di MILIARDI, per installare ovunque pannelli solari e pale eoliche, sostituire tutte le centrali termiche, e sostituire l’intero parco auto con motore a combustione con autovetture a trazione elettrica.
Anche le grandi finanziarie americane si sono tuffate a capofitto, sperando in lauti guadagni, finanziando il nuovo business.
Interessi individuali, nazionali e sovranazionali
Questa RIVOLUZIONE VERDE, in pieno svolgimento, ha fatto e sta facendo la fortuna di molti addetti ai lavori, partendo dalle Università, da cui proviene la giustificazione teorica, “scientifica”, dei cambiamenti climatici ad opera della REGINA DEI GAS SERRA : LA CO2, che con la sua pur men che modestissima presenza atmosferica (420 ppm, 0,042% !) sarebbe il motore del preteso surriscaldamento generalizzato del pianeta e dei fenomeni climatici estremi a cui assistiamo più spesso di quel che non vorremmo.
Grande patron del cambiamento un’agenzia dell’ONU, IPCC (International Panel for Climate Change) e l’ONU stessa, un’organizzazione non insospettabile, anche se astrattamente al di sopra delle parti.
Dopo la “scienza universitaria” è venuta la politica, in primo piano quella orientata a sinistra, ormai orfana delle sue basi storiche dopo la scomparsa, nel concreto delle cose, di un comunismo reale, sostituito da un’ideologia VERDE che si propone come la soluzione ECOLOGICA a tutti i problemi del mondo. Poi l’economia, il mondo della produzione, dove oggi, senza eccezione, tutti si fregiano del marchio di eco-sostenibilità, oltre che di essere “carbon neutral”.
Un colosso dai piedi d’argilla
La transizione energetica, che immagina di poter azzerare i consumi di combustibili fossili, millanta un credito di cui non dispone, perché le sole fonti di energia alternativa sin qui sfruttabili su larga scala, oltre ai combustibili fossili, sono quelli nucleari, ed anche qui politica ed opinione pubblica si sono mostrati poco favorevoli alla loro proliferazione, e poi pannelli solari e pale eliche, con un impatto visivo, e non solo, devastante per i territori se impiegati su larga scala. Queste ultime, inoltre, non sono fonti di energia erogabili a richiesta, ma variabili secondo le condizioni del clima, soleggiato, diurno o meno, ventoso o meno. Non facciamo menzione dell’idroelettrico, visto che ha limiti oggettivi di ulteriore sviluppo (bacini di raccolta, acque disponibili).
Mentre, paradossalmente, l’Unione Europea non esclude l’impiego di legno e suoi derivati, in quanto “fonti rinnovabili” !!! Infatti la CO2 prodotta dalla combustione del legno potrebbe, in seguito, contribuire ad alimentare nuova vegetazione, tornando al legno, mentre quella prodotta dalla combustione di metano e petrolio, chissà perché, non sembra essere gradita dalla vegetazione, molto schizzinosa, a quanto pare. Quindi, in realtà, si continuano a bruciare i combustibili fossili anche per produrre quell’energia elettrica che, nelle aspirazioni degli ecologisti, sarebbe la fonte di energia pulita da impiegare in ogni dove.
Ed io come la penso?
Qui di seguito i capisaldi della mia visione in merito ai climi del pianeta ed ai motori che li determinano.
Ed io NON sono negazionista, anzi :
1. Affermo che i climi del pianeta cambiano, sono sempre cambiati e cambieranno sempre, con conseguenze imprevedibili per il genere umano, ma non solo: per il pianeta nel suo insieme, minerale, vegetale ed animale.
La storia geologica del pianeta ci racconta già tutto in merito a come e quando sconvolgimenti di natura diversa, talvolta conosciuta ed altre volte sconosciuta, abbiano portato persino all’estinzione di numerosissime specie vegetali ed animali. Il tutto senza scomodare l’impatto antropico, visto che gli esseri umani neppure erano ancora comparsi sul pianeta.
2. Il SOLE svolge la principale funzione di motore dei climi planetari, perché in assenza del sole il pianeta non avrebbe alcun clima, come non lo avrebbe in assenza di un’atmosfera composta al 99% da azoto ed ossigeno, e come non lo avrebbe in assenza delle imponenti masse oceaniche e del conseguente vapore acqueo in atmosfera.
3. Io NON nego che alcuni fenomeni evolutivi in molte aree del pianeta mostrino una tendenza prevalente ad una aumento delle temperature, per entità e/o durata, con alcune conseguenze visibili, come la perdita di masse glaciali sulla catena alpina ed altrove e zone con siccità estiva prolungata.
Affermo tuttavia che le generalizzazioni in corso, quelle divulgate da una certa comunità scientifica e dai Media, sono fuorvianti, e prive di fondamento scientifico, quando parlano di UNA temperatura media del pianeta, in un contesto in cui un’operazione di media aritmetica è priva di significato. Calcoliamo la temperatura media tra quella del Sahara e quella del Polo Nord? Nella medesima ora del giorno? Ma via ….
4. La Legge di Henry. E’ un dato di fatto che le variazioni della concentrazione atmosferica di CO2 seguono, e non precedono, le variazioni registrate nelle temperature delle acque marine, come mostrano i diagrammi degli andamenti delle due variabili fondati sulle osservazioni storiche e disponibili da varie fonti in rete.
Va detto, per onestà intellettuale, che io non prendo per oro colato queste informazioni, ma queste sono congruenti con le leggi fisiche, come la Legge di Henry, che descrive le condizioni di equilibrio di tutti i gas disciolti nei liquidi, quando in condizioni di contatto reciproco. In base alla Legge di Henry la concentrazione dei gas atmosferici nelle acque dei mari, ma anche dei laghi, dipende dalla temperatura delle acque, quindi dalla tensione di vapore dei gas disciolti, e dalla pressione parziale di vapore dei medesimi gas in atmosfera, che a sua volta dipende da temperatura e pressione atmosferica totale. Si tratta di una condizione di equilibrio variabile, in cui al timone c’è la temperatura dei fluidi, che determina la concentrazione dei gas, per esempio della CO2, in atmosfera e nelle acque. Quindi la correlazione tra gli andamenti di temperatura atmosferica o marina e concentrazione di CO2 nelle acque o in atmosfera è necessariamente dipendente dalle temperature dei fluidi, e non può essere il contrario.
5. Le leggi della Termodinamica
Le leggi della termodinamica, sempre valide e mai confutate, si riassumono in tre principi fondamentali, il secondo dei quali stabilisce che il calore può essere trasmesso per via spontanea solo e soltanto da un corpo a temperatura più alta verso uno a temperatura più bassa, e mai il contrario.
Significa che non possiamo riscaldarci col ghiaccio, raffreddandolo ulteriormente e riscaldando noi o altro. Significa che la superficie terrestre, più calda, può riscaldare l’atmosfera, più fredda, ma non può mai accadere il contrario, almeno in condizioni statiche. L’aria più calda può soltanto spostarsi spontaneamente verso l’alto, verso strati atmosferici più freddi, mai verso il basso, verso strati più caldi.
Soltanto in condizioni dinamiche le correnti atmosferiche calde o freddo, determinate da squilibri di pressione, possono convogliare aria calda verso il basso o verso l’alto, oppure aria fredda, in entrambe le direzioni.
Significa che i gas atmosferici, quale che sia la loro natura fisica o chimica, non potendo violare le leggi della Fisica, possono trasferire calore in atmosfera, raffreddandosi, soltanto verso l’alto, mai verso il basso, a meno dei fenomeni dinamici temporanei (i venti, prodotti dalle perturbazioni atmosferiche).
6. L’effetto serra dell’atmosfera
Si tratta di una definizione impropria, ancorché pittoresca. Le SERRE sono ambienti chiusi, caratterizzati da un clima interno uniforme, sia per temperatura che per umidità relativa. In genere, ma non necessariamente, assorbono luce e calore attraverso pareti e tetto trasparenti, ed il calore entrante resta confinato, essendo assente una circolazione d’aria verso l’esterno, con un raffreddamento lento, determinato dalla resistenza termica dell’intero involucro. La nostra atmosfera NON ha una temperatura uniforme come le serre, né in senso verticale né orizzontale, e tanto meno un’umidità uniformemente distribuita. E’ vero invece che l’atmosfera svolge un ruolo di volano termico, riscaldandosi durante il giorno, per irraggiamento solare diretto e riflesso dalla superficie del pianeta, e raffreddandosi gradualmente durante la notte, impedendo che la superficie del pianeta si raffreddi troppo rapidamente prima che compaia il nuovo giorno. Ma si tratta di un volano termico, di una linea di ritardo nel raffreddamento notturno, non di una SERRA, i cui effetti sono completamente diversi.
Ne consegue che i cosiddetti “gas serra” NON esistono per definizione, e tanto meno possono esercitare in atmosfera gli effetti descritti dal main stream climatico.
7. Le caratteristiche chimiche e fisiche della CO2.
L’anidride carbonica, CO2, è una molecola che sta alla base della vita vegetale ed animale sul pianeta, unitamente all’acqua, H2O, e ad ossigeno (O2) ed azoto (N2) atmosferici. Tutte le molecole organiche, da cui sono composti gli organismi vegetali ed animali, sono dei CARBOIDRATI, ovvero molecole più o meno complesse in cui sono presenti il carbonio, l’acqua ed altri composti, anche azotati, che legano elementi di sali minerali.
La presenza della CO2 in atmosfera è INDISPENSABILE alla vita vegetale del pianeta, da cui dipende anche tutta la vita animale, e rappresenta la sola fonte di carbonio per la vegetazione, che NON è predisposta per assorbire il carbonio se non in questa forma, mai sotto forma di sali, cioè di carbonati.
Una maggiore presenza atmosferica di CO2 può soltanto favorire lo sviluppo della vegetazione, laddove esistano anche altre condizioni climatiche favorevoli. Basta già questo a descrivere come ABERRANTI le idee rivolte alla riduzione della concentrazione atmosferica di CO2, già ridotta a sole 420 ppm.
Ma la CO2 non può neppure alterare il comportamento termodinamico del pianeta, perché:
a) Massa trascurabile. Se anche avesse delle caratteristiche chimiche e fisiche straordinarie, la sua concentrazione in atmosfera è QUANTITATIVAMENTE POCO RILEVANTE (420 ppm, cioè lo 0,042%) ed in tutti i fenomeni planetari contano le MASSE, non soltanto le caratteristiche molecolari: una pozza d’acqua resta una pozza d’acqua, non esprime un mare, anche se sempre di acqua si tratta.
b) Bassa capacità termica. Il calore specifico della CO2 è pari a 0,84 kJ/kg °K , laddove quello dell’aria nel suo insieme è di 0,96 e quello del vapore acqueo è di circa 2. Significa che sotto il profilo chimico, quello che maggiormente interessa le interazioni a livello molecolare, la CO2 ha meno attitudine ad elevare la propria temperatura, a parità di calorie assorbite, rispetto all’aria e, soprattutto, rispetto al vapore acqueo.
c) Emissioni IR del pianeta. Un corpo ideale (corpo nero) a +50°C (323 °K), in presenza di corpi più freddi, irradia calore verso di loro sotto forma di raggi infrarossi della lunghezza d’onda di 8,97 micron. A -50°C (223 °K) in presenza di corpi più freddi, irradia calore verso di loro sotto forma di raggi infrarossi della lunghezza d’onda di 12,99 micron. Quindi il pianeta, durante la notte, negli emisferi al buio, irradia verso l’atmosfera raggi infrarossi compresi nella banda tra 8,97 e 12,99 micron. Il rapporto temperatura / lunghezza d’onda è determinato dalla LEGGE DI WIEN.
Le temperature di cui ai punti 4 e 5 sono estreme, ma se prendiamo una temperatura media di 15°C, significa che in media il pianeta irradia verso l’alto energia termica IR della lunghezza d’onda di circa 10 micron.
Sotto il profilo “radiativo”, cioè di capacità di assorbire calore o di trasmetterlo sotto forma di radiazione infrarossa, IR, la CO2 è “speciale” in due punti del suo spettro IR : a 15 micron ed a 4,25 micron di lunghezza d’onda. Queste due lunghezze d’onda rientrano nel campo 8,97 – 12,99 micron visto sopra? NO. Che temperatura dovremmo trovare al suolo, di notte, per emettere radiazione IR a 15 ed a 4,25 micron? -79,8°C sotto zero (15 micron) e 681,8°C sopra zero (4,25 micron). Queste temperature sono presenti sul pianeta? NO.
8) Il contributo termico antropico
Il sole trasmette alla superficie del pianeta in 24 ore 15.200 TeraWh di energia, una cifra calcolata in maniera molto conservativa, con un calcolo semplificato (a disposizione) anche perché il contributo energetico solare cambia nel corso delle stagioni dell’anno. In un anno significano 5.548.000 TWh. In base al consumo di energia italiano, da qualsiasi fonte, suddiviso pro capite, se attribuissimo il medesimo consumo energetico medio a TUTTA la popolazione mondiale, ciò che non è, perché i consumi di energia sono molto inferiori nei paesi poco sviluppati, otterremmo un consumo mondiale di energia pari a circa 186.966 Twh annui. Significa il 3,37% dell’energia che riceviamo dal sole. Ma si tratta di una sovrastima enorme: secondo alcune fonti, nel 2019 il consumo mondiale medio lordo di energia è stato di circa 130.000 Twh/anno (2,3%).
Secondo altre fonti sarebbe di 153.000 Twh/anno (2,75%).
Diciamo quindi un contributo compreso tra il 2 ed il 3%.
Basta un tale contributo termico DIRETTO ad alterare i climi del pianeta? Forse si, e forse no, ma chi può dire in che misura? E quando riscaldiamo l’atmosfera, questa tende comunque a raffreddarsi velocemente, e se il sole non sorgesse sempre al mattino precipiteremmo inesorabilmente e rapidamente nel gelo assoluto.
Comunque non c’entrano la CO2 ed altri “gas serra” chiamati in causa; quindi BASTA con la guerra ai consumi dei combustibili fossili.
9. Conclusioni
Questo Manifesto descrive gli elementi a carattere scientifico, non confutabili da alcuno, che stanno a sostegno dell’affermazione secondo la quale le attività umane, pur nocive, troppo spesso, sotto il profilo dell’inquinamento, di terre e di acque in particolare, prima ancora che dell’atmosfera, non hanno un impatto termodinamico di rilievo sull’atmosfera e non ne condizionano i climi, salvo influenze di ordine locale, determinate da alterazioni significative della capacità di accumulo termico dei suoli (cementificazione estesa ed asfalto) che creano isole di calore, concentrato al suolo, che poi si irradia verso l’alto nel processo di raffreddamento notturno.
L’equilibrio termodinamico planetario dipende da come le superfici del pianeta riescono a riflettere già nella fase diurna l’immensa quantità di energia ricevuta dal Sole, oppure ad assorbirla, trasformandola in massa vegetale, oppure a rifletterla come radiazione infrarossa durante la notte, ma non solo come radiazione, bensì anche come flusso dinamico, come correnti ascensionali calde. E dipende dalla frequenza ed intensità dell’attività vulcanica, di terra come sottomarina, dall’energia scatenata dai movimenti tellurici, dalle fluttuazioni dell’irraggiamento solare determinate dai fenomeni osservabili frequentemente sull’astro celeste, e via dicendo.
Io auspico che a questa narrazione diffusa circa il ruolo atmosferico della CO2 comunque prodotta venga messa la parola FINE, una volta per tutte, e che si ritorni ad un approccio rigorosamente scientifico nei confronti dei fenomeni planetari, cercando di migliorare la capacità di previsione degli eventi atmosferici estremi, e realizzando per tempo le infrastrutture idonee a limitare i danni che questi producono.
30 novembre 2024
Ing. Franco Puglia