30 Aprile 2024

Un vecchio adagio popolare, tra gli altri, che esprime la necessità di proporzionare la reazione ad uno stimolo negativo senza cercare soluzioni di compromesso, evitando reazioni blande, che non eliminano il male ma lo aggravano. Analogo di “il medico pietoso fa la piaga purulenta”, ed altri ancora.

Il nostro tempo, invece, è caratterizzato dalla ricerca del compromesso, dall’adozione di soluzioni tampone, mai risolutive, mai strutturali, provvedimenti che non risolvono mai il problema, ma lo prolungano nel tempo, diluendolo, ma non estirpandolo alla radice.
Questo è il prodotto di un mondo complesso, contraddittorio, conflittuale, in cui si persegue l’equilibrio delle forze in campo perché nessuna è in grado di prevalere.
E’ giusto così o è sbagliato? Non esiste una risposta univoca per tutte le situazioni, ma quello a cui assistiamo con le politiche sin qui adottate è lo sgretolamento di un mondo faticosamente costruito anche attraverso confronti sanguinosi, nel quale i conflitti non trovano uno sbocco definitivo e si trascinano all’infinito, con momenti di crisi, in cui il conflitto riprende vigore, si incendia e travolge le parti in campo.

Qualche esempio? Il conflitto Israelo-Palestinese, la condizione della Siria, come dello Yemen, il conflitto tra Turchi e Kurdi, i conflitti socio-politici sudamericani, a partire dal Venezuela, la ripresa dell’imperialismo russo in chiave post comunista, l’emersione palese delle ambizioni imperialistiche cinesi, il conflitto sociale e poi economico determinato dall’integralismo islamico là dove detiene il potere, come in Afghanistan o in Iran, la crisi migratoria, con le morti nel Mediterraneo ed i crescenti problemi sociali nei paesi di destinazione dei migranti, e questo per citare alcuni problemi internazionali, ma anche i problemi demografici e quelli sociali conseguenti, con il divario crescente tra anziani pensionabili e giovani che si affacciano al lavoro, senza le competenze richieste, ed i problemi economici ed industriali determinati dalla fuga delle imprese verso i paesi con manodopera a basso costo e con regole interne meno restrittive e fiscalità più favorevole, e adesso anche caro materie prime ed inflazione al galoppo, con scosse telluriche nel sistema bancario internazionale.

Uno scenario di instabilità diffusa a 360° in cui le risposte delle società, tanto a livello politico che civile, appaiono molto modeste, insufficienti, inefficaci. E la situazione si aggrava.
E la domanda è: sarebbero possibili risposte più decise, più adeguate alla gravità dei problemi?
Forse si, a condizione di saper affrontare altri conflitti correlati, determinati da queste azioni.
Infatti una risposta proporzionale al male da eliminare può anche risultare feroce, e deve superare ogni barriera di ordine etico e morale che ci siamo imposti lungo il nostro percorso di civiltà, aprendo una porta verso scenari ignoti.
E tuttavia la risposta graduale, tentativamente moderata, fa anch’essa le sue vittime, non poche, in tutti gli scenari di conflitto armato eppure economico-sociale. E allora?
Il fattore tempo entra in gioco nel calcolo delle vittime: un morto ogni giorno significa 365 morti all’anno, per anni; 200 morti subito, ma fine delle ragioni del conflitto, è un buon affare, invece, anche in chiave umanistica, ma non abbiamo le chiavi etiche per aprire subito quella porta risolutiva.
La distruzione nucleare di Hiroshima piegò la determinazione bellica giapponese nell’agosto 1945.
Fu un evento catastrofico, che pose fine al conflitto, impedendone la prosecuzione strisciante e numerose altre vittime, non solo giapponesi. Fu una tragedia umana di enormi proporzioni, e tuttavia pose le basi per la rinascita di un Giappone diverso, che emerse dal medioevo, pur senza dimenticare le sue tradizioni ancestrali, facendolo diventare un faro della civiltà.

Tornando ai giorni nostri, e senza voler affrontare TUTTI i problemi sul tappeto, ce ne sono alcuni che andrebbero presi di petto, con soluzioni radicali, superando le pastoie ed i fardelli imposti dalla democrazia occidentale:
disinnescare in maniera definitiva il pericolo russo
ridimensionare drasticamente le ambizioni cinesi ed il ruolo della Cina nel mondo
disinnescare la bomba socio-economica della globalizzazione, riportando in patria ogni attività
economica di interesse preminente e frapponendo barriere insormontabili verso la Cina.
estirpare il radicalismo islamico ovunque si manifesti, anche ferocemente, superando ogni remora etica
stroncare il fenomeno migratorio verso l’Europa, adottando metodi da stato di guerra, superando ogni
remora etica e qualsiasi critica internazionale.
ridimensionare il ruolo dell’Unione Europea nel continente, riportando l’Unione al suo ruolo originario
e bloccando l’invasività normativa che produce un’ingerenza indebita nelle politiche economiche e
sociali dei singoli stati dell’Unione.
riformare in maniera strutturale il sistema fiscale italiano, azzerando TUTTA la spesa improduttiva,
assistenziale e clientelare che assorbe le entrate fiscali.
riformare in maniera strutturale il sistema previdenziale italiano, separando nettamente previdenza
ed assistenza sociale
, creando un equilibrio strutturale tra entrate da contributi previdenziali e
trattamenti pensionistici erogati
, superando una volta per tutte le strategie fondate sul solo
allungamento dell’età pensionabile, che non può essere uguale per tutti, ma deve prevedere un
trattamento pensionistico funzione dei versamenti effettuati, con età minima pensionabile
sufficientemente bassa. Anche i Francesi dovrebbero ragionare in tal senso.
affrontare a cannonate mediatiche le politiche europee di decarbonizzazione, sbugiardando i teoremi
dell’ONU sulle origini dei cambiamenti climatici, spostandosi su un percorso di adattamento ai
cambiamenti e di contenimento delle conseguenze, in qualsiasi modo si manifestino.

Facile scrivere queste cose; arduo metterle in pratica. Servono prese di posizione ROBUSTE ed inequivocabili a tutti i livelli, partendo dalla gente comune, quella ancora dotata di cervello, per risalire alla politica nazionale, che NON deve avere paura dell’impopolarità immediata, ma deve fare scelte coraggiose senza guardare in faccia a nessuno. Giorgia: se ci sei, batti un colpo.

Ing. Franco Puglia
24 marzo 2023







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