8 Dicembre 2024
Lo Stato Italiano ha nel 2018 un debito pubblico di circa 2300 miliardi di €, di cui circa due terzi in mani italiane, in larga misura attraverso il sistema bancario, e circa un terzo in mani straniere.
Questo debito costa allo Stato Italiano qualcosa come 65 miliardi di € (2017) e dipende dai tassi di interesse applicati alle varie emissioni, nel corso degli anni, quando i tassi erano molto più elevati di quelli attuali. Purtroppo, quando i BTP vengono emessi con scadenze “lunghe” (anche decine di anni) questi si trascinano un tasso di interesse magari molto elevato, oggi inattuale.
L’errore gravissimo dello Stato Italiano (ma non solo suo), nel corso degli anni, è stato quello di fare troppe emissioni a lunga scadenza (10 anni ed oltre) contando su elementi che, alla luce di una analisi razionale delle cose, denotano debolezza, assenza di lungimiranza, pigrizia ed incompetenza.
 
Infatti, quando i tassi sono elevati non ha senso fare emissioni a lunga scadenza, con la prospettiva che i tassi scendano. Il farlo presume una totale sfiducia nella capacità dell’ente emittente (il Tesoro) di riuscire a piazzare sul mercato nell’immediato futuro altri BTP per sostituire quelli scaduti.
Allora si costituisce un debito con scadenza a “babbo morto” in modo da incassare soldi freschi “subito” mentre a restituirli ci penseranno altri, un domani ….
UNA POLITICA IRRESPONSABILE E COLPEVOLE.
 
65 Miliardi su 2300 corrispondono ad un tasso medio dell’ordine di poco meno del 4% annuo.
Viene spontaneo chiedersi: ma perché non RIMBORSARE anticipatamente i vecchi debiti, sostituendoli con nuovo debito, di analogo importo ma negoziato a tassi più favorevoli?
Io non so se esista una qualche maledetta leggina che lo impedisce, ma le leggi sono fatte per essere cambiate, ed il nuovo Parlamento potrebbe farlo.
 
Nel privato accade : l’ente emittente, autonomamente, anticipa la scadenza e la restituzione del capitale. Intendiamoci : non è così semplice, soprattutto perché il valore di mercato di questi titoli a tassi elevati supera il loro valore nominale. L’eccesso di valore equivale grossomodo al valore residuo degli interessi sino a scadenza naturale. Quindi, se lo Stato Italiano dovesse rimborsare tali titoli in anticipo al loro valore di mercato non avrebbe molta convenienza a farlo: sarebbe come pagare in anticipo tutti gli interessi futuri maturabili. 
 
Ma lo Stato, in fin dei conti, non è un privato cittadino e gli interessi collettivi superano quelli individuali. Se lo Stato restituisce a Mr. X , supponiamo, 1000 € nominali di BTP al tasso del 6%, che oggi, supponiamo, valgono sul mercato 1’200 €, non “ruba” realmente a Mr. X qualcosa, salvo il maggior guadagno atteso grazie ad una condizione di mercato dei tassi diversa da quella del tempo in cui lui aveva effettuato l’investimento, un guadagno sul quale l’investitore, probabilmente, non aveva neppure scommesso, non potendo avere la sfera di cristallo, ma che la fortuna gli ha recato in dono.
Io, pur da liberale, credo che un tale “sacrificio” si possa chiedere a chi, comunque, rientra in possesso del suo capitale iniziale ed ha guadagnato su questo, nel corso di anni, interessi superiori a quelli correnti. 
Allora perché non farlo ? Il Governo sta raschiando il fondo del barile per cercare soldi con cui finanziare le mirabolanti promesse formulate nel corso della campagna elettorale sia da Lega che da M5S. Una ventina di miliardi di interessi risparmiati sarebbero una bella boccata di ossigeno !
 
Ma … c’è sempre un “ma” in tutte le cose : questi BTP sono in pancia al sistema bancario italiano, privati a parte. Per i privati non cambia molto, salvo la perdita di un fortunoso guadagno futuro.
Per le banche è diverso, perché quei BTP al, supponiamo, 120% o altro valore di mercato, fanno parte delle “attività” nel bilancio della banca, e diminuirne il valore, sia pure col vantaggio di incassare del “cash”, riducendo il rischio legato al debito, potrebbe destabilizzare il conto patrimoniale di qualche banca.
Allora non se ne fa nulla ? Neanche per idea : si tratta di aprire una trattativa con le banche, per vedere sino a che punto è possibile “stressarle” con una tale operazione senza fare danni.
Al punto in cui siamo ogni miliardo di € di interessi risparmiati dallo Stato è grasso che cola.
In parallelo si dovrebbe mettere in atto una OPERAZIONE FIDUCIA nel debito pubblico italiano, con l’obiettivo di ridurlo significativamente, in modo da ridurre il famigerato SPREAD con i Bund tedeschi, cioè la differenza di tasso in più che lo Stato italiano paga per indebitarsi rispetto allo Stato Tedesco.
Senza misure come queste ed una robusta forbice sulla spesa pubblica improduttiva nazionale è ridicolo parlare di riduzioni fiscali e di reddito di cittadinanza: piedi per terra e neuroni accesi !

2 thoughts on “GLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO

  1. Le argomentazioni dell'Ing. Puglia mi paiono così sensate, che non mi resta da augurarmi che arrivino presto a orecchie dotate di potere decisionale. È deprimente come le cose più sensate, per incopetenza o peggio, rimangano inascoltate

  2. Grazie per l'apprezzamento. Il buon senso, purtroppo, è cosa sempre più rara. Questo mio articolo è ormai datato (2018) eppure sempre attuale, visto che proprio adesso si parla di accedere a nuovo indebitamento a tasso prossimo a zero, per esempio col MES, indebitamento con il quale si potrebbero estinguere debiti pregressi a tassi ben più elevati.
    Perché non si fa? Chiederò a Cottarelli, della cui competenza ho la massima fiducia.

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