NUOVE TECNOLOGIE DI AUTOTRAZIONE, CIRCOLAZIONE VEICOLARE URBANA
ED INQUINANTI.
Gli elementi del “problema” sono :
– Il teorema dalla CO2 come gas ad effetto serra, una verità incontestabile per molti, una montatura internazionale per tanti altri. Se la CO2 non venisse considerata IL problema, cadrebbe ogni spinta verso la ricerca di nuovi combustibili (idrogeno) o forme diverse di autotrazione (elettrica).
Questo teorema sta muovendo interessi economici miliardari, con nuovi sviluppi tecnologici in vari settori, automotive in testa, e indotto.
– L’inquinamento atmosferico determinato dalla combustione di derivati del petrolio, che non riguarda soltanto l’automotive, ma anche gli impianti termici in genere.
Questi inquinanti si traducono essenzialmente in produzione di NOx, vale a dire ossidi di azoto, determinati dal fatto che bruciamo ARIA (che contiene azoto) non ossigeno puro, e questo inquinante viene prodotto sia dai combustibili pesanti che leggeri, incluso l’idrogeno puro.
Inoltre abbiamo monossido di carbonio (poco) e polvere di carbonio puro (le polveri sottili), inquinante, quest’ultimo, che viene prodotto in grande quantità dagli inceneritori di rifiuti, eppure filtrato ed abbattuto a quantità così trascurabili da risultare incredibili (impianti A2A di Figino e Brescia).
Forse basterebbero filtri sugli scarichi delle auto …
– La congestione del traffico : la densità di popolazione nei grandi centri urbani e la distribuzione non ottimale dei posti di lavoro rispetto ai luoghi di residenza determina flussi di traffico automobilistico privato, ma anche ferroviario e di trasporto pubblico su gomma, molto importanti.
Viene attribuito ai trasporti su gomma, privati, pubblici e commerciali, un contributo preponderante alla produzione di inquinanti dell’aria.
Anche ammesso che sia vero, e non lo è, non esiste un modo per determinare quanto contribuiscano, ad esempio, alla produzione di polveri la combustione dei motori, il consumo dei pneumatici e quello dei sistemi frenanti. In altri termini : anche un’autovettura con motore elettrico produce polveri sottili.
Le norme : norme europee (e non solo) impongono precisi limiti di emissione di CO2 ed agenti inquinanti a tutti i motori a combustione interna, nonché limiti di tollerabilità della concentrazione di inquinanti nell’aria. La normativa italiana ha recepito tali norme, che sono molto stringenti, con limiti difficili da raggiungere, tanto che questo ha costretto alcune grandi case automobilistiche a “truccare le carte in tavola”, cosa nota alla pubblica opinione, con uno scandalo nato negli USA.
La classificazione Euro_x per le autovetture mette in evidenza l’emissione di CO2 (che NON è un inquinante), più che non le concentrazioni di inquinanti.
Norme locali (Regione Lombardia e Milano) prevedono la progressiva dismissione degli automezzi meno recenti sulla base di queste classificazioni, legate più alla produzione di CO2 che di inquinanti, e non ci sono prescrizioni sulla qualità dei combustibili usati, che non sono tutti identici, ma suscettibili di produrre inquinanti in maniera minore o maggiore. Qui però regna il silenzio.
Ma Area C ed Area B a Milano non sono silenziose : area B in particolare ha scatenato le proteste tra gli utenti ; infatti le condizioni economiche dei più non consentono di investire molti soldi in un bene ad elevato tasso di svalutazione, come l’auto.
Aggiungiamo che oggi l’utente non sa che auto acquistare, perché potrebbe essere rapidamente obsoleta. Nessuno investe a perdere, e questo potrebbe indurre una flessione nel mercato automotive, che spera invece in un rilancio grazie ad auto elettriche o ibride.
Le soluzioni :
Sono di due tipi principali :
– Nuove motorizzazioni, con nuovi combustibili, oppure con auto a trazione elettrica o ibrida
– Abbandono dell’automobile come mezzo di trasporto, a favore dei soli mezzi pubblici e di mezzi di trasporto più rudimentali: biciclette, monopattini e simili, a batteria o meno.
Le nuove motorizzazioni :
– Idrogeno : il metodo di produzione più semplice parte dal metano e produce idrogeno ed anidride carbonica, ancora, ma concentrata nei luoghi di produzione. Ma bruciare idrogeno non impedisce la produzione di Nox, ed il gas va a bordo auto liquefatto ! Una bomba a bordo auto. Ed il rifornimento ? Roba da stazione spaziale ! Eppure lo stanno sperimentando. Potremmo bruciare più semplicemente metano, o alcool, se il teorema dalle CO2 non ci legasse le mani.
– Motore elettrico : la cosa più facile del mondo, disponendo di elettricità. Quindi batterie.
Ci sono buone tecnologie per le batterie, oggi. Saranno migliori, domani, però …
Mi concederete che qualsiasi batteria presente e futura sia basata su un processo chimico.
Mi concederete che i processi chimici sono sempre esotermici o endotermici.
La carica delle batterie è un processo esotermico. Significa che produce calore.
I processi chimici ad alta velocità di trasformazione hanno carattere esplosivo.
Quindi per ricaricare una batteria ci vorrà sempre TEMPO …
La potenza necessaria per l’autotrazione è MOLTO elevata, in termini elettrici. Significa alta tensione e correnti elevate. In USA le utenze domestiche sono a 110 Volt (da noi 220 Volt) per ragioni di sicurezza (fulminazione elettrica). Le auto elettriche sono alimentate da batterie a 400 Volt !!! A tensioni più basse le correnti elettriche e la dimensione dei cavi elettrici sarebbero troppo alte.
L’ideale per un’auto elettrica è una tensione ragionevolmente molto alta.
– E la tecnologia delle batterie al Litio, molto diffusa, usa un metallo particolare (il Litio) con una affinità elevatissima, ed esplosiva, per l’acqua, come i pompieri hanno scoperto a spese loro.
Le auto, qualche volta, hanno incidenti, anche disastrosi …
– Le auto ibride : non molto diverse, concettualmente, dalle autovetture di Formula 1 con i Kers : piccola batteria, ricaricabile dal motore elettrico di bordo, autonomia limitata, magari insufficiente ad un percorso cittadino nel traffico. Ed il surplus di energia di ricarica della batteria viene da un surplus di impiego di combustibile, quando l’auto va col motore endotermico. C’è il recupero di energia in frenata, ma è limitato. Quindi la produzione di inquinanti non cambia : viene solo dislocata altrove.
Abbandono dell’automobile come mezzo di trasporto :
Impone un cambio RADICALE dello stile di vita. Quello odierno è fondato sulla mobilità.
Quello dei secoli scorsi, prima della macchina a vapore e poi a derivati di petrolio, era fondato su una società stanziale agricola, con una mobilità minimale assicurata dai cavalli.
La mobilità è una funzione individuale, prima che collettiva : nessuno di noi cammina con le gambe degli altri, ciascuno di noi ha le sue destinazioni ed i suoi orari per raggiungerle.
Gli strumenti sostitutivi recentemente emersi, o riemersi, (biciclette, monopattini, scooters elettrici) sono idonei ad una popolazione molto giovane, o al massimo di mezza età, certo non per la popolazione più anziana. Per quest’ultima persino i mezzi pubblici sono spesso non idonei.
E si tratta di mezzi adatti a coprire distanze limitate. Inoltre un trasporto pubblico che davvero raggiunga tutti e consenta un trasporto ragionevolmente rapido a qualsiasi destinazione avrebbe costi non sostenibili, perché crescenti in maniera esponenziale con l’efficienza. E gli automezzi trasportano anche cose, non solo persone. Quindi questa scelta, cara all’attuale amministrazione meneghina, è una scelta di morte per la città di Milano.
Ma il vero obiettivo qual’è ?
Quando si interviene su qualcosa DEVE esserci una ragione, una motivazione.
Si dice : inquinamento dell’aria, riscaldamento globale.
L’aria che respiriamo NON è PURA, cioè composta esclusivamente da azoto ed ossigeno.
E non lo è mai stata da che mondo esiste.
Le foreste che bruciano, ci sono sempre state, e producono nell’aria più inquinanti del petrolio.
Nel nostro mondo più primitivo bruciavamo la legna per scaldarci, oggi si brucia il pellet, anche a Milano.
La legna è molto più inquinante del petrolio. Quello che conta è la QUANTITA’ dei prodotti di combustione nell’aria, e se la concentrazione che raggiungono sia credibilmente nociva, oppure no.
Ho svolto una piccola indagine sulla mortalità milanese per malattie polmonari, che è illuminante.
La Città Metropolitana di Milano conta circa 3,2 milioni di abitanti dove, secondo l’ISTAT, ogni anno muoiono da 2000 a 2500 persone per patologie polmonari: una percentuale dell’ordine dello 0,06% .. 0,07% della popolazione.
Il 30% circa di queste morti, avviene per polmonite batterica o virale, il restante 70% per altre cause indeterminate. Ipotizzando per assurdo che l’inquinamento atmosferico (compreso quello da polveri
sottili) sia il solo responsabile di queste altre cause, il 70% di quello 0,07%, cioè lo 0,05% della popolazione che muore ogni anno, sarebbe “morta da smog”. In questo conteggio non abbiamo
volutamente considerato che fra tutte queste cause di morte c’è anche il fumo di sigaretta.
E ci sono gli anziani, per i quali la causa di morte “naturale” è in genere cardiaca o polmonare.
Nella sola Milano capoluogo (1,35 Milioni) le persone con età superiore ad 80 anni sono 102’000, pari al 7,5% della popolazione.
In assenza di altri dati possiamo assumere con buona approssimazione statistica che questa percentuale sia valida anche per l’area più vasta della Città Metropolitana.
A Milano Metropolitana, nel 2017, sono morte 31’187 persone. Di queste, quelle morte per malattie polmonari (attorno a 2500 nel 2016) rappresentano l’8% del totale. Escludendo il 30% delle morti per malattie polmonari di origine batterica, scendiamo al 5,6%. Anche paragonando dati del 2016 e del 2017, tra un anno e l’altro le differenze introducono un errore statistico modesto.
Questi numeri mettono in evidenza come le malattie polmonari NON sono la causa prevalente di morte a Milano: nel peggiore dei casi rappresentano meno del 6% dei decessi, fermo restando che la maggioranza di questi interessa la popolazione ultraottantenne (oltre il 7% di quella milanese).
Sulla base di questi dati, accusare la viabilità automobilistica di provocare migliaia di “morti da smog” è insostenibile. Per affermare il contrario servirebbero dati epidemiologici più accurati: li abbiamo chiesti all’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, che ci ha gentilmente indirizzato alle fonti dei dati citati.
Ecco la loro risposta:
“Con la presente sono ad inviarle alcune tabelle riguardanti i tassi di mortalità per malattie del sistema respiratorio a Milano ed in Lombardia nel periodo 2010 – 2016 ed i ricoveri per malattie del sistema respiratorio, nel periodo 2014 -2017, a Milano, stratificati per genere e classi di età, ed in Lombardia, nel periodo 2010-2016, sul totale della popolazione.
E aggiunge : … non è possibile disporre di dati sulle cause di tali malattie (da patogeni, da fumo, da inquinanti, altre cause …) se non mediante specifici studi epidemiologici che a nostra conoscenza non risultano essere stati condotti. “
Nonostante questo vuoto di informazioni attendibili le amministrazioni locali e gran parte della stampa agitano il fantasma dei morti da smog, per giustificare ogni tipo di provvedimento di limitazione all’uso dei veicoli, senza nemmeno investire risorse per combattere le MAGGIORI e comprovate cause di morte, come gli eccessi alimentari, l’alcool, le droghe eccetera.
E cosa dire invece delle patologie polmonari di origine batterica, dimenticando che queste si diffondono grazie ai luoghi affollati (centri commerciali, e soprattutto trasporto pubblico) ?
Morire di broncopolmonite va bene, purché sia batterica e non da inquinamento ?
I sistemi di trasporto dell’aria in ambienti chiusi ed affollati sono veicoli di contagio spaventosi, ed a Milano è tornata ormai da anni anche la TBC.
Ed il riscaldamento globale ?
Intanto, drammatiche limitazioni allo stile di vita dei milanesi, quand’anche fossero motivate, sono una goccia nel mare, con una popolazione mondiale di 7,5 miliardi di anime, che ha bisogni impellenti e vitali di consumo energetico e se ne infischia delle nostre sensibilità.
Ma in secondo luogo, quand’anche volessimo assumere un ruolo di guida etica per il mondo intero, forse dovremmo ricordare che la formazione dei deserti nordafricani, e non solo di quelli, non è stata opera dell’uomo, ma lo precede. Forse dovremmo ricordare che ere glaciali ed ere calde si sono succedute da sempre, sul pianeta, e che il colle del Teodulo, tra Italia e Svizzera, oggi coperto dal ghiacciaio, veniva transitato con i muli, secoli fa, dalle popolazioni a nord delle Alpi.
Noi consumiamo una enorme quantità di energia, usando le varie fonti (fossili e rinnovabili).
E’ ragionevole assumere che una parte di tutta questa energia prodotta non venga irradiata nello spazio e venga conservata (circa il 70%) in atmosfera. Non occorre scomodare le fantasiose teorie sui gas serra (CO2) per capire questo. Ma quello su cui TUTTI, scienza compresa, sorvolano, è che ogni fonte di energia, inquinante oppure no, alla fine dei suoi processi di sfruttamento, diventa CALORE, anche l’energia dei pannelli solari, anche quella eolica e quella idraulica. Se la sola fonte di energia planetaria fosse quella idraulica e consumassimo energia nella medesima misura, il calore ceduto all’atmosfera non cambierebbe.
E allora come contrastare tutto questo ? Esiste un solo modo conosciuto, naturale : la riforestazione, che trasforma il calore, comunque prodotto, e la CO2 dell’aria in massa lignea, con l’aiuto dell’acqua e dei sali minerali, tra cui quelli azotati, i nitrati che, guarda caso, gli NOx atmosferici contribuiscono a produrre grazie alle piogge e ad altri sali presenti nel terreno.
Niente CO2 nell’aria = niente vegetazione = niente vita animale sulla terra.
E’ chiara a tutti questa semplice cosa ? Noi invece, su scala planetaria, distruggiamo le foreste, lasciandole bruciare, e non riforestando, in seguito, mentre crediamo di risolvere i nostri problemi lasciando ferme le auto ed andando in bicicletta. Molte persone dovrebbero riflettere seriamente …
Ing. Franco Puglia
15.11.2019